Prete ricattato, Curia e trasparenza

Il  nome in città era sulla bocca di tutti. A rivelarlo ufficialmente è stato questa mattina, poco dopo le otto, attraverso un comunicato ufficiale,   l’arcivescovo dell’Aquila monsignor Giuseppe Petrocchi.

Il prete ricattato da uno studente (che a gennaio era stato messo agli arresti domiciliari) e al quale il sacerdote aveva inviato sms a luci rosse, è don Luigi Abid Sid , parroco di Civita di Bagno, molto vicino a Casa Savoia, e con incarichi in Curia maturati soprattutto dal 2010 al 2012.

Nella nota della Curia si rende anche noto che nei suoi confronti sono stati presi provvedimenti cautelari. Da oggi non è più parroco di Civita di Bagno e lascia la Diocesi per una sorta di ritiro spirituale. Tutto fatto di intesa con lo stesso sacerdote.

Al di là della specifica vicenda che ora, nella città di Sant’Agnese, sarà oggetto più di prima di gossip e pettegolezzi, non si può non  notare un cambio di passo , nella direzione della trasparenza, da parte dell’attuale arcivescovo dell’Aquila.

Prima di arrivare al comunicato di oggi è stato seguito un iter complesso che la Chiesa deve adottare in questi casi. Si tratta, per capirci, di indagini preliminari, come quelle che fa il Pm nell’inchiesta penale, che portano a provvedimenti momentanei da approfondire meglio in ulteriori passaggi. Una cosa del genere nella tormentata gestione della Curia aquilana degli ultimi venticinque anni non si era mai vista. Il vento nuovo di Francesco sta arrivando anche in periferia. All’arcivescovo dell’Aquila va dato atto di avere compiuto un atto di coraggio che forse a brevissimo non premierà, ma che alla lunga potrà dare frutti importanti soprattutto dal punto di vista spirituale.