PALLA AL CENTRO

Real, la caduta degli dei e l'incapacità di rinnovarsi

Erano gli invincibili. Erano i più forti. Hanno collezionato trofei fino quasi a irridere gli avversari. Ora i giocatori del Real Madrid sono in crisi: fuori anche dalla Coppa del Re, eliminati dal Leganes, una squadra che fino a qualche anno fa era nella serie C spagnola. La caduta degli Dei del calcio, capaci di conquistare per la prima volta due Champions di fila. Capaci di dominare in Spagna, in Europa e nel mondo. Guidati da un Cristiano Ronaldo fantastico a tal punto da mettere in discussione la leadership di Lionel Messi. Cinque palloni d’oro per il portoghese. Che ora, però, è finito in un buco nero. A quasi 33 anni, li compirà il 5 febbraio, chiede più soldi. Non gli bastano 21 milioni a stagione, ne vuole di più. E il presidente Perez ha detto no, basta. Se vuole, Ronaldo può andare via. Da qui il disgregamento dell’armata invincibile. Che, però, ha un’altra motivazione, più profonda. L’incapacità di rinnovarsi che è fondamentale nello sport come nella vita. L’abilità di mettersi sempre in discussione per migliorarsi. Il Real Madrid ha sbagliato la programmazione. Non ha inserito nuovi elementi in un mosaico perfetto. La fame è tutto anche nel calcio. Sarebbe servito l’innesto di nuova linfa, di nuove energie. E, invece, no. Zidane ha scelto la strada della riconoscenza. Ma i Blancos hanno la pancia piena dopo l’abbuffata di titoli degli ultimi anni. Le motivazioni per vincere si sono esaurite nella notte di Cardiff e poi con la conquista dell’Intercontinentale. Il Barcellona è a distanza siderale nella Liga, la cui conquista è compromessa da prima di Natale. Non resta che aggrapparsi alla Champions. Tanto che Zinedine Zidane ha detto: “Contro il Paris Saint Germain mi gioco il posto”. Gli ottavi di finale sono un bivio, quello che potrebbe sancire il passaggio di consegne dei campioni di tutto ai parigini che aspirano a vincere tutto. I Blancos si sono seduti sugli allori, i francesi hanno voglia di conquistare l’Europa. Dal tutto al niente il passo è breve, anche se i campioni di razza con un colpo di coda possono rinviare il crepuscolo. Resta l’errore di fondo, la capacità di rinnovarsi. E di migliorarsi.