Ricostruzione e carriere fulminanti

Il capo dell’ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila Paolo Aielli fa carriera e se ne va a dirigere la Zecca. Forse avrà uno stipendio migliore, meno noie, maggior prestigio che gli deriverà dall’incarico.

Aielli è il classico esempio di chi è venuto all’Aquila pensando più al suo curriculum  che a tutto il resto. Non è il solo . L’elenco di chi ha acquisito meriti “fingendo” di dare una mano ai terremotati e andandosene poi fra squilli di tromba verso lidi migliori è lungo e un giorno quell’elenco andrà svelato.

Aielli se ne va e probabilmente in Comune si farà festa visto che il manager ex Finmeccanica non aveva mai accettato di fare il servo sciocco all’assessore alla ricostruzione  Di Stefano e al sindaco Cialente ai quali fa ombra chiunque metta in discussione il loro potere sulle sorti della città. La delibera di giunta comunale di qualche settimana fa che ribadiva  il ruolo preminente dell’amministrazione civica sul “dipendente” chiamato alla guida dell’ufficio speciale è stata forse la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Aielli manda tutti al diavolo al grido : beh adesso vedetevela voi. A suo modo fa bene.

L’asse è ormai chiaro: da Roma Mancurti- Legnini (o chi ci sarà fra breve al suo posto, forse la Pezzopane), all’Aquila Cialente-Di Stefano, a Pescara Lolli-D’Alfonso. Da lì non si scappa: la ricostruzione dell’Aquila è in mano loro. Il che non è di per sé una iattura. Resta da vedere fino a che punto gli interessi della politica riusciranno a tener conto degli interessi (soprattutto futuri)  di una città da ricostruire. La nuova legge sarà la ciliegina sulla torta per dare al Comune e ai suoi mèntori il  massimo del potere possibile (salvo i soldi che sono e saranno il vero problema dei prossimi anni). Sarà difficile da ora in poi trovare la solita scappatoia per cui la colpa è sempre degli altri. Ma è meglio non illudersi. Cialente ci stupirà ancora. E in futuro sarà un fenomeno da studiare soprattutto per quanto riguarda la sua capacità mediatica di cadere sempre in piedi. Gli va dato atto che in questo è un vero campione.