PALLA AL CENTRO

Sport, il lento declino dell'Abruzzo

Il lento declino dello sport abruzzese è palpabile anche sotto il sole d’estate. Forse, lo è ancora di più, perché è tempo di previsioni e di progetti. Ovunque mancano i soldi. E laddove si riesce a far quadrare i conti, si litiga. No, non è un bel periodo. Lo sport è lo specchio fedele della società civile, in questo caso della realtà economica regionale. Che fugge alla richiesta di aiuto delle realtà professionistiche e dilettantistiche. Non ci sono soldi. E quei pochi operatori a cui gli affari vanno bene stanno alla larga da un mondo, quello dello sport, in cui le regole non sempre sono certe e si rischia di infangare il proprio brand. Un’inchiesta per le scommesse o per doping e il marchio che sponsorizza il team finisce nel ciclone. E poi i tifosi: sono contenti solo quando si vince, e non sempre ci si riesce. E quando i risultati non arrivano scatta la contestazione. Ecco, quindi, uno dei motivi per cui chi ha i soldi da investire sta alla larga dal calcio, tanto per fare un esempio. Appena due realtà professionistiche nel calcio: il Pescara è retrocesso in B e a giorni subirà un’ispezione amministrativa sui conti della società imposta dal tribunale dell’Aquila a seguito del braccio di ferro tra i soci Sebastiani e Iannascoli; a Teramo un uomo solo al comando, Luciano Campitelli, che deve dare i conti con una parte della tifoseria che lo contesta. Scorie e strascichi del caso Savona, una vicenda chiusa con la revoca della promozione in serie B che non ancora viene perdonata del tutto al presidente. All’Aquila il tira e mola tra chi è stato invitato, da tifosi, a vendere e chi deve comprare è una telenovela. Ad Avezzano la tifoseria è contro il presidente Paris che sta rispondendo cercando di allestire una squadra che possa primeggiare in serie D. A Chieti la pallacanestro di serie A2 e B è sparita. Roseto sembrava un’isola felice e, invece, ecco le dimissioni del presidente Cimorosi e del vice presidente Cianchetti. Dimissioni preventive per ricordare a chi, politici e imprenditori, ha fatto delle promesse che vanno mantenute. Si fa fatica a fare sport a certi livelli. Si pensava che il calcio a 5 fosse un’isola felice e, invece, ecco che in serie C1 c’è stata una moria di club. E che il Montesilvano ha rinunciato a fare la serie B dopo essere stato in serie A fino a qualche anno fa. Ovunque c’è un problema. Un tempo il presidente riconsegnava la squadra al sindaco e questi si adoperava per cercare altri imprenditori. Oggi così non è. Il sindaco non ha i soldi per l’ordinaria amministrazione, figurarsi per lo sport. Né può fare opera di persuasione sugli imprenditori oltre un certo limite. E non basta chiedere le dimissioni di questo o quel presidente per cambiare padrone. No, le società hanno degli adempimenti di legge e contrattuali che non tengono conto degli umori della gente.