Terremoto, non disturbare il manovratore

 

Da qualche tempo all'Aquila si respira un clima che sfiora l'omertà. Chi disturba il manovratore viene screditato e velatamente “avvertito”.

Due casi esemplari: una collega che  non ha citato in un pezzo il nome di  un “reggitore” della città viene investita al telefono  da una valanga di “come ti sei permessa!” e la minaccia finale (che poi è risibile): “tu con me non ci parli più”. Una sonora pernacchia sarebbe la replica più educata.

Altro caso: a un articolo-inchiesta nel quale si denuncia un fenomeno diffusissimo (quello di catapecchie che diventano case di lusso o quasi) si risponde che quella non è un'inchiesta ma un'accozzaglia di lettere anonime (prima mossa: screditare) e poi che l'articolo sarà inviato in Procura per le verifiche del caso (tra l'altro nell'articolo si chiarisce che non si tratta di abusi perché tutto è stato fatto in base alla miriade di leggine post sisma) e per capire se i contenuti sono diffamatori (?) o meno (seconda mossa: velata minaccia).

Così va la ricostruzione dell'Aquila. Zitti, allineati al dux di turno e dei soldi degli italiani fatene quello che meglio credete. Poi che siano stati concessi fondi (indennizzi) per rifare catapecchie e che c'è gente che non sa ancora quando la sua casa (dove abitava fino al 5 aprile 2009) sarà ricostruita, beh, questo è un dettaglio.