Accoltellò la ex: condannato a sei anni 

Il gup Salusti non attenua l’accusa per Leuci: «Voleva punire la compagna». Rigettata anche la richiesta di scarcerazione

VASTO. Francesco Leuci voleva punire l’ex compagna, non ha agito in preda a un raptus. È quanto ha stabilito il tribunale di Vasto condannando l’ex finanziere, 54 anni, alla pena di sei anni e due mesi per il tentato omicidio di Michela Potenza. Non sono servite ad addolcire la pena la rinuncia alla costituzione di parte civile da parte della parte lesa (che è stata risarcita), rappresentata dall’avvocato Elisa Pastorelli, né le scuse dell’imputato e le sue condizioni psicologiche. Il tribunale non ha ritenuto di dover derubricare il reato in lesioni aggravate. «Questa sentenza ha tenuto conto della parabola di violenze sofferte dalla mia assistita, del burrascoso menage e delle condizioni di terrore che tuttora affliggono la mia cliente», è il commento a caldo dell’avvocato Pastorelli. Determinante è stata l’analisi della pubblica accusa, rappresentata dal procuratore capo Giampiero Di Florio, che ha chiesto otto anni di reclusione. Al momento della lettura della sentenza Leuci non era in aula. Dopo aver assistito alla requisitoria ha preferito tornare nella casa di cura privata dove si trova ai domiciliari da un anno e dove dovrà restare ancora a lungo perché il tribunale ha rigettato la richiesta di scarcerazione. I legali dell’ex finanziere, gli avvocati Luigi Di Penta e Antonello Cerella, preannunciano appello una volta presa visione delle motivazioni della sentenza, che saranno depositate dal giudice fra 60 giorni. A caldo Di Penta e Cerella ribadiscono e contestano la premeditazione palesata dal pm. «Quello di Leuci è stato un comportamento deplorevole, ma non premeditato. Leuci sta male e stava male anche il giorno in cui colpì Michela Potenza», insiste l’avvocato Di Penta che ha sperato fino all’ultimo nella derubricazione dell’accusa vista la discordanza di alcuni passaggi nei risultati delle perizie. La requisitoria della pubblica accusa è stata precisa, puntuale e analitica ed ha sottolineato i passaggi che avrebbero confermato l’intenzionalità del gesto partendo dal burrascoso legame e la lucidità con cui Leuci prima scelse il luogo e il modo per colpire (alla schiena), poi si allontanò da Vasto facendo sparire il coltello. Tenendo conto di alcune annotazioni della difesa, il gup Caterina Salusti ha ridotto di due anni la pena richiesta dall’accusa, che resta pesante e suscita non poco clamore in città. La difesa di Leuci ribadisce che l’ex finanziere è affetto da una patologia depressiva e non ha agito razionalmente.
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