«Acqua inquinata»: pronti 50 ricorsi

Il Codacons deposita le memorie conclusive sul caso dei 4 cittadini che chiedono i risarcimenti. Ruggieri: sentenza pilota

CHIETI. Hanno bevuto per anni acqua inquinata e, in preda ad ansia e paure, a ogni minimo malessere si precipitavano dal medico. Di quello stress, di quell’angoscia diventata ossessione, ora chiedono il conto.

Quattro cittadini si sono rivolti al Condacons per portare davanti al giudice di pace di Chieti la richiesta di risarcimento di 5 mila euro ciascuno ai danni dell’Aca che, secondo i ricorrenti, sapeva sin dal 2004 che l’acqua di Bussi era inquinata ma avrebbe continuato a distribuirla nell’area metropolitana Chieti-Pescara. Il caso è approdato sulla scrivania del giudice Maria Flora Di Giovanni e lo scorso 15 giugno il giudice ha fissato l’udienza di discussione per mercoledì prossimo, 29 giugno.

Le memorie conclusive sono state appena depositate. Quella dei ricorrenti è firmata dall’avvocato Vittorio Ruggieri, responsabile della sezione provinciale del Codacons, e dagli avvocati Ludovico e Rodolfo Berti del foro di Ancona; quella dell’Aca dallo storico consulente dell’azienda acquedottistica, Sergio Della Rocca. Secondo i primi, l’Aca ha violato i propri dettami contrattuali, somministrando acqua potabile non pura, almeno sin quando, nel 2007, non ha chiuso i pozzi Sant’Angelo di Bussi, risultati inquinati. Per i secondi, invece, i ricorrenti per una serie di ragioni non avrebbero avuto motivo di avere paura e, dunque, non avrebbero motivo, adesso, di chiederne i danni. Tali ragioni si fondano in particolar modo sul breve spazio di tempo in cui sarebbe stata consumata acqua adulterata e sul fatto che quella dei pozzi Sant’Angelo era miscelata con acqua pura. In merito alla pericolosità per la salute dell’acqua per anni consumata in Val Pescara, il Codacons ha portato anche la relazione dell’Istituto Superiore di Sanità. L’Iss non lascia adito a dubbi: «I fenomeni di rischio incontrollato di sostanze tossiche, accertato nei siti che trovano riscontro nei dati analitici acquisiti sulle matrici ambientali ed in particolare sulle acque da destinare e destinate a consumo umano, presentano di per sé molteplici incontrovertibili elementi oggettivi coerenti e convergenti nel configurare un pericolo significativo e continuato per la salute della popolazione esposta agli inquinanti attraverso il consumo e l’utilizzo delle acque nei territori di interesse».

«Attendiamo con fiducia l’udienza del 29», dice l’avvocato Ruggieri, «e se le cose andranno come da noi auspicato, c’è un’altra cinquantina di persone che si sono rivolte al Codacons per lo stesso motivo dei quattro ricorrenti». E dunque, quella del giudice di pace potrebbe essere una sentenza pilota per una marea di ricorsi.