la causa

Alitalia contro Toto, la sfida si decide a Chieti

L’affare milionario “Piano Fenice” domani davanti al giudice Bellisarii. AirOne pronta a dare lo stop all’attacco di Cai

CHIETI. Alitalia contro AirOne, la grande sfida tra colossi si decide domani a Chieti nel tribunale civile. Il giudice, Alberto Iachini Bellisarii, dopo la costituzione delle parti, avvenuta il 24 ottobre scorso, e la concessione dei termini per presentare memorie, nel frattempo depositate, dovrà pronunciarsi sull’ammissione dei mezzi di prova oppure, se si è già fatto un’idea chiara, potrà rinviare per sentenziare nel merito.

Da una parte c'è Alitalia-Cai, dall'altra Toto, assistiti da grandi nomi dell'avvocatura. Tutto parte sette anni fa, nel 2008, con la nascita della Cai (Compagnia aerea italiana) che acquista Alitalia. Alla fine della stesso anno, AirOne entra a far parte dell'operazione che il 13 gennaio 2009 prova a decollare con il nome di "Piano Fenice". Air France Klm diventa partner strategico al 25%, presidente è Roberto Colaninno mentre il piano è firmato da Corrado Passera.

Ma l'Araba Fenice non risorge dalle ceneri e, arrivando a tempi recenti, sulla scena entra Etihad (Emirati Arabi) che, il 15 novembre del 2014, ottiene da Bruxelles il via libera all’intesa che prevedeva l'acquisto del 49% della nuova Alitalia, senza accollarsi però debiti e contenziosi che sarebbero rimasti sulle spalle di Alitalia-Cai. Tra questi c'è la mega causa incardinata a Chieti ma partita a Roma, nel 2012, dove Alitalia avviò l'arbitrato con cui «in relazione all’acquisizione dell’intero pacchetto azionario di AirOne», chiese 150 milioni di risarcimento, pari alla metà di quanto Cai aveva speso per comprare la compagnia di Toto. Nell'arbitrato si parlava di «induzione con dolo alla stipula del contratto, avendole taciuto circostanze che, se note, avrebbero condotto Alitalia a non stipulare, ovvero a farlo a condizioni diverse l’atto di acquisto di Airone». Sono però accuse da dimostrare. Toto, di fronte al collegio arbitrale, aveva a sua volta sferrato il contrattacco chiedendo al competitor 120 milioni per «varie inadempienze contrattuali».

In questa fase dello scontro, i legali di Alitalia valutarono anche «il rischio di soccombenza possibile», come dire: Toto aveva ragione. Subito dopo però Alitalia raddoppia l'attacco e al contenzioso stragiudiziale affianca un ricorso al tribunale civile di Roma con un “700” del Codice di procedura civile: un provvedimento d’urgenza che «ordini a Toto di mettere a disposizione le somme occorrenti per provvedere al pagamento di quanto concordato con il Fisco», ben 38 milioni contestati tra il 2002 e il 2008 ad AirOne. Il ricorso e il successivo reclamo vengono però respinti. Ma la sfida finale si è spostata a Chieti.