Allarme tra le case: «Pericolo esalazioni» 

Spuntano manifesti sul sito contaminato della Sixty: «Zona altamente inquinata». La paura dei residenti, ma nessuno interviene

CHIETI. «Pericolo esalazioni», «zona altamente inquinata», «divieto di avvicinamento», «prima di entrare indossare maschera protettiva», «vietato l’accesso la ditta non risponde di eventuali danni a persone o cose». È allarme inquinamento in via Penne, a Chieti Scalo, nel sito della Sixty, lo stesso in cui nel corso del 2016 si è registrata «una improvvisa quanto inaspettata risalita di gas» dal terreno contaminato. Sulla palazzina di 5 piani in disuso – in passato ha ospitato il centro direzione del marchio di abbigliamento Murphy & Nye – sono comparsi i manifesti. E su due dei cartelli c’è anche il logo dell’Arta, l’Agenzia per la tutela dell’ambiente, anche se il Comune è all’oscuro di eventuali rischi per salute. Dalle case di via Di Vittorio accanto al fabbricato di 5 piani – l’edificio è al centro di una vendita giudiziaria in programma a Roma il prossimo 28 gennaio a una base di 345mila euro – si vede il degrado: il seminterrato è allagato. E ormai lo è da più di due anni: una perizia immobiliare risalente al 13 febbraio 2017 e redatta dall’architetto Fabia de Pinedo di Roma per conto del tribunale dice che «il piano seminterrato non è stato visionato in quanto inaccessibile a causa di allagamento dei locali».
I residenti, intanto, hanno chiesto al Comune, con una lettera protocollata, di intervenire ma l’amministrazione è rimasta ferma e ha risposto che non è stato possibile nemmeno contattare la proprietà. Ma di chi è il palazzo da oltre tremila metri quadrati? «La proprietà immobiliare è attualmente censita all’Agenzia delle Entrate, ufficio provinciale di Chieti», dice ancora la perizia. L’edificio – «libero e in cattivo stato di manutenzione», sottolinea l’annuncio di vendita – è legato alla Revi srl di Roma, stessa società che prima di fallire aveva rilevato anche l’ex conceria Cap che sta proprio di fronte lungo la stessa via Penne. Anche l’ex Cap e i suoi veleni andranno all’asta, il 25 gennaio, a una base di zero euro dopo le precedenti vendite andate deserte.
Dal 2008 il sito Sixty è sotto osservazione insieme ai terreni dei confinanti, la Seab e la Mantini ed è inserito nel Sir di Chieti Scalo e cioè un sito di interesse regionale per l’inquinamento. Nel 2011 è stata scoperta la contaminazione della falda acquifera all’interno del sito industriale. Un inquinamento rilevante che, nel 2013, ha costretto a un intervento di messa in sicurezza d’emergenza (Mise) attraverso la costruzione di due pozzi profondi 18 metri per il trattamento delle acque di falda. Una messa in sicurezza che ha ridotto ma non azzerato l’inquinamento. Nel 2016, il Comune ha eseguito nuovi controlli su «altre aree critiche»: «Tra queste», dice la relazione del funzionario comunale Mario Salsano, «vi sono le aree della Sixty Log srl unipersonale situate all’esterno dello stabilimento ove è risultato il ritrovamento di gas in sede di realizzazione (interrotta) del piezometro Pz1 a cura del Comune». Significa che, durante gli scavi a una profondità di 12,7 metri, si è registrata «una improvvisa quanto inaspettata risalita di gas» e i lavori sono stati fermati «immediatamente». Ora quelle esalazioni fanno ancora paura.