Amianto all’ex Burgo arriva lo stop alla bonifica 

Bocciato il progetto per la rimozione del terreno contaminato nell’ex cartiera Accolte le proteste dei residenti: il Comune ordina un procedimento speciale

CHIETI. C’è troppo amianto all’ex Burgo, lungo via Piaggio, e rimuovere quella terra diventata ormai nerastra non è uno scherzo: c’è bisogno di «maggiore attenzione operativa» a «garanzia della tutela della salute pubblica e degli abitanti al contorno del sito». C’è una bomba ecologica all’ex cartiera: una concentrazione di amianto superiore 285mila volte rispetto al limite massimo. «Considerata l’alta concentrazione e notevole quantità di amianto friabile rinvenuta», è stato bocciato il progetto di bonifica presentato dalla Burgo Group spa: la conferenza dei servizi, riunita in Comune lo scorso 3 ottobre, ha accolto le osservazioni dei residenti che, con il comitato Villa Blocc e l’associazione Insieme per via Penne, avevano denunciato la paura che la polvere di amianto sprigionata dal terreno contaminato potesse finire nelle loro case. «Nelle aree confinanti e limitrofe al sito da bonificare abitano cittadini di tutte le età: bambini di pochi giorni di vita, di appena due anni, adolescenti, studenti universitari, adulti e anziani», così avevano scritto i residenti in una lettera finita agli atti del Comune.
Secondo il verbale della riunione guidata dal funzionario comunale Giovanni Ghianni, la bonifica dell’ex Burgo resta «urgente» ma, a fronte di un’incredibile contaminazione, è necessario «minimizzare i rischi connessi alle eventuali dispersioni aeree delle fibre di amianto durante le operazioni di rimozione». E questo si può fare soltanto con un metodo speciale, chiamato «bonifica in ambiente chiuso in confinamento statico dinamico» e richiesto dall’attivista del Forum H2o Augusto De Sanctis. Una richiesta validata anche dall’Arta «al fine di minimizzare i rischi connessi alle eventuali dispersioni aeree, anche all’esterno del sito». Il metodo prevede un’asportazione quasi ermetica del terreno «di colore scuro» contenente amianto e anche «rifiuti incerti». La conferenza, quindi, ha messo da parte il progetto della Burgo che prevedeva di portare via il terreno inquinato scavando «in ambiente umido, garantito da continua nebulizzazione delle aree mediante apposito sistema di tubazioni di lunghezza variabile dai 25 a 50 metri, di diametro pari a un pollice, munita di idonei ugelli attraverso cui verrà distribuita l’acqua sul terreno al fine di evitare la sospensione in aria di polveri e soprattutto di particelle di amianto». Ora la ditta dovrà «riproporre un progetto secondo le indicazioni della conferenza dei servizi in tempi brevi. La Burgo Group», recita il verbale, «resta obbligata ad adottare ogni misura di sicurezza e di prevenzione per prevenire danni all’ambiente e rischi per la salute pubblica».
Finora, l’area è stata “anestetizzata”: «L’area», dice il verbale della precedente conferenza dei servizi, «è stata completamente isolata dall’ambiente esterno mediante copertura con posa di teli in polietilene opportunamente zavorrati per evitare la dispersione in atmosfera delle fibre d’amianto. Inoltre, il perimetro lato nord del sito, prospiciente l’area interessata, è stato delimitato con posa di rete antivento».
Resta ancora un nodo irrisolto: i residenti avevano sollevato il caso della responsabilità dell’inquinamento. «Il comitato chiede se la Provincia si è già attivata sull’identificazione del responsabile della contaminazione del sito», questa la domanda. Il verbale della penultima riunione aveva rivelato che «non risulta l’attivazione della procedura».
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