Artista ucciso, un mese senza colpevoli 

Il 55enne di Paglieta morto dopo l’aggressione in strada a Roma: non c’è traccia dei ragazzi che gli hanno sferrato il pugno fatale

PAGLIETA. È trascorso un mese dalla brutale aggressione in una piazza di Roma e l’omicidio di Umberto Ranieri non ha ancora colpevoli né spiegazioni. Erano le 19,15 del 17 marzo quando l’artista 55enne di Paglieta è stato colpito al volto da un pugno che lo ha fatto stramazzare a terra. Tre giorni dopo è morto in ospedale, senza riprendere conoscenza.
IL PRESUNTO MOVENTE. Umberto Ranieri sarebbe morto per un rimprovero. Approfittando della domenica assolata, nel pomeriggio l’artista era uscito per la consueta passeggiata nel quartiere dove abitava. Ma in largo Preneste, dove spesso si fermava a leggere sulle panchine e a chiacchierare, ha incontrato il suo assassino. Testimoni raccontano di averlo visto parlare con un gruppo di ragazzi, due donne e due uomini. Uno di questi all’improvviso lo ha colpito con un pugno, che lo ha fatto cadere a terra e battere violentemente la testa. A scatenare quella reazione sarebbe stato un richiamo di Ranieri ai ragazzi per delle bottiglie di vetro lasciate a terra. Dopo tre giorni di coma, il pittore è morto il 20 marzo all’ospedale San Giovanni Addolorata di Roma.
LE INDAGINI. I quattro giovani, invece, si sono dati alla fuga quando il 55enne era a terra privo di conoscenza e da allora sono irrintracciabili. I carabinieri di Roma Casilina stanno facendo indagini a tappeto su tutti i frequentatori di largo Preneste e vagliando le telecamere posizionate nelle strade vicine. Nessun impianto di videosorveglianza, infatti, ha inquadrato il luogo dell’aggressione. «Le indagini sono ancora in corso», conferma l’avvocato della famiglia Ranieri, Giacinto Ceroli, «aspettiamo gli esiti degli esami autoptici e quelli degli altri accertamenti investigativi disposti dalla procura di Roma». Il sostituto procuratore Tiziana Cugini ha aperto un fascicolo per omicidio preterintenzionale, ma la famiglia del pittore è convinta che non sia stato solo un pugno ad uccidere Umberto. «I traumi riportati erano talmente gravi», spiega Ceroli, «che risulta difficile credere che siano compatibili con la semplice caduta. Attendiamo di sapere dall’autopsia se sia stato aggredito ulteriormente quando era ormai a terra».
L’APPELLO DELLA FAMIGLIA. Due testimoni, che quella domenica erano in largo Preneste, hanno riferito agli investigatori dell’alterco tra Ranieri e i quattro ragazzi, ma non sono in grado di identificarli. Per questo la famiglia lancia un appello: «Chiunque avesse visto qualcosa, si faccia coraggio e vada a riferirlo ai carabinieri. Qualsiasi indizio può essere di aiuto». Instancabile papà Filomeno, accompagnato dalla nipote Paola Abbonizio, continua a lanciare appelli anche in tv, dai “Fatti vostri” di Magalli a “Chi l’ha visto?”: «Mio figlio è stato massacrato senza motivo. In una piazza così grande è impossibile che nessuno abbia visto nulla. Lo chiedo con il cuore, mio figlio può essere il figlio di tutti. Può capitare a chiunque quello che è successo a me e a mia moglie».
L’OMAGGIO AL MUSEO. Il 12 aprile Umberto Ranieri, artista multimediale conosciuto come Nniet Brovdi, avrebbe dovuto tenere una performance al Macro Museo di Roma. Come annunciato dagli amici dell’Accademia delle belle arti in occasione del funerale, venerdì scorso Umberto è stato ricordato con proiezioni delle sue opere video e l’esposizione delle sue stampe, opere pittoriche e installazioni (fino al 30). «Avrebbe svolto la sua performance nella programmazione di “Oltre-diario di un presunto fallimento”», è spiegato sotto le opere esposte, «ma il 17 marzo, a pochi giorni dall’apertura, è stato vittima di un inspiegabile e violento attacco da parte di un gruppo di ragazzi. I colpevoli sono ancora sconosciuti e le ragioni del brutale gesto sono avvolte nel mistero. La sua scomparsa è una tragica perdita che rimane incomprensibile».