Biotestamento, parroco abruzzese suona le campane a morto

Don Mario Fangio, pastore di Carovilli (Isernia), guida la contestazione contro l'approvazione in prima lettura della legge: «Questo Stato invece di aiutare a vivere aiuta a morire»

CAROVILLI. I parroci di Carovilli (Isernia), Castropignano (Campobasso), Duronia (Campobasso), Pietrabbondante (Isernia), Salcito (Campobasso) nel giorno dell'approvazione alla Camera dei deputati delle Disposizioni anticipate di trattamento (Dat) - nell'ambito della legge sul biotestamento - hanno suonato le campane a morto, facendo anche affiggere a Pietrabbondante un necrologio. A renderlo noto è il parroco di Carovilli, don Mario Fangio, non nuovo a questo tipo di proteste. «Con ciò - si legge in una nota - hanno voluto richiamare l'attenzione delle loro comunità il funesto evento legislativo, che creerà una grande mole di problemi, e minerà alla base la certezza della indisponibilità della vita umana. Invitano anche tutti ad una seria riflessione a emendare sostanzialmente al senato la norma, e bocciarla addirittura come inutile, potendo fare riferimento già alle normative sull'accanimento terapeutico e cure palliative». Il manifesto di necrologio recita: «Le
campane suonano a morto perché la Vita è vittima della morte dall'aborto all'eutanasia delle D.a.t. Con queste l'Italia ha scelto di "far morire", non di far vivere. Prosit».

«Ho voluto evidenziare questo delittuoso evento di uno Stato che invece di aiutare a vivere aiuta a morire». Così don Mario Fangio spiega la decisione di suonare a morto le campane della sua parrocchia, a Carovilli (Isernia), contestando le Disposizioni anticipate di trattamento (Dat), nell'ambito della legge sul testamento biologico, approvata alla Camera e ora al vaglio del Senato. Don Mario, 73 anni originario di Castiglion Messer Marino (Chieti), ha reiterato un rituale "inaugurato" con l'approvazione della Legge sulle Unioni Civili e riproposto con le adozioni gay. «Non è contestazione al diritto dello Stato di darsi delle leggi ma - dice don Mario - è la contestazione al contenuto di questa legge che secondo il nostro modo di intendere è assurda totalmente».

«Noi siamo come i cani da pastore dobbiamo avvisare quando c'è il pericolo. Se questo non lo facciamo siamo dei cani muti. Non voglio essere un cane muto messo a guardia della parrocchia di Carovilli (Isernia)». Don Mario Fangio anticipa così nuove iniziative per contestare la Legge sul Biotestamento: «Voglio abbaiare anche se poi, forse, non riesco ad allontanare il pericolo, però chi vuole può difendersi dal pericolo». Don Mario Fangio è parroco di Carovilli (Isernia) da 36 anni. Quando suonò le campane a morto per le Unioni Civili, la comunità reagì con un manifesto che prendeva le distanze dalle posizioni dell'uomo di Chiesa. Nel merito don Mario chiarisce: «È stato detto che la comunità ha reagito male ma è stata la voce di qualcuno. Una, due, pochissime persone che parlano a nome della popolazione, finalmente, devono smetterla. Durante la benedizione delle case ho potuto verificare che le persone che erano d'accordo con me sono la stragrande maggioranza. Adesso immagino che la comunità sia dalla mia parte». Don Mario spera che la sua voce, e quella di altri parroci molisani che si sono uniti a lui, arrivi al Senato anche se ha detto di aver appreso dall'Ansache la sua iniziativa era approdata sulle cronache nazionali. «Lo sto apprendendo adesso - commenta - non sapevo che avesse avuto questa eco. Sono contento se servirà a ripensare a una legge con questi contenuti, a una legge di morte».

Le prime reazioni. «Mi auguro che i parroci molisani che hanno fatto suonare a morto le campane delle loro chiese per protestare contro la legge sul #biotestamento trovino il modo per rileggere la Costituzione repubblicana e il Concordato del 1984. Pur rispettando ogni forma di manifestazione di pensiero, mi interrogo se non vi siano altre occasioni per le quali valga la pena essere così netti, ad esempio in occasione degli episodi di pedofilia che hanno visto protagonisti esponenti del clero o forme di acquiescenza ai desiderata di clan mafiosi durante alcune festività religiose». Così il deputato dem Dario Ginefra reagisce all'iniziativa di don Mario Fangio sul suo profilo facebook. «La legge sul testamento biologico è un tema talmente delicato sulla vita e sulla dignità delle persone, che i politici e ancor più dei sacerdoti dovrebbero affrontare con serietà, rispetto, attenzione. Le macchiette alla Peppone e Don Camillo lasciamole alla storia del cinema». Lo afferma Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana dopo che alcuni parroci del Molise hanno fatto suonare le
campane a morto contro il biotestamento.