Monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto

CHIETI

Cambia sesso e chiede le nozze in chiesa 

Appello al vescovo Forte dell’associazione Codici per il matrimonio religioso: «Papa Francesco ci ascolti»

CHIETI. I genitori le regalavano le bambole ma lei voleva giocare a pallone. Fin da piccola Flavia manifestava in maniera spontanea quello che era: un maschio in un corpo da femmina.
La medicina l’ha aiutata e dopo una serie di operazioni chirurgiche fatte al Santissima Annunziata Flavia è diventata Alessio. Dopo una lunga e complicata trafila burocratica anche lo Stato italiano gli ha riconosciuto su tutti i documenti la nuova identità. Solo la Chiesa sembra non volerne sapere nulla. In un futuro Alessio, cresciuto in una famiglia dai valori cristiani, potrebbe avere il desiderio di volersi sposare in chiesa, ma al momento sembra che la cosa non sia possibile.

Vito Di Rosario, presidente di Codici e Gid

Almeno questo è quanto si è sentito rispondere dalla comunità ecclesiastica locale, Vito Di Rosario, presidente della sezione di Cepagatti dell’associazione Codici e presidente dell’associazione Gid (l’associazione sulla disforia di genere), che ha deciso di muoversi per tentare di risolvere il problema dei tanti ragazzi che si sono rivolti alle due associazioni.
«Ho contattato vescovi e sacerdoti ma non ho avuto una risposta positiva, per questo ho deciso di chiedere aiuto all’arcivescovo di Chieti Vasto Bruno Forte», ha detto Di Rosario, «che vorrei incontrare per spiegargli i termini del problema. Diverse famiglie della zona si sono rivolte all’associazione chiedendo aiuto. Parliamo di ragazzi che hanno lottato per essere ciò che sono. Hanno affrontato un percorso duro, sia dal punto di vista medico che psicologico, e per mantenere la loro nuova identità devono continuare ad assumere ormoni e a restare sotto stretto controllo medico. Sono di fede cristiana e vogliono rimanere tali, perciò credo sia giusto porre anche all’attenzione della Chiesa questa problematica. La Chiesa di papa Francesco», conclude Di Rosario, «non può chiudere loro la porta in faccia».
«Il nostro appello», aggiunge Carmelo Nolè dell’associazione Codici, «vuole sensibilizzare la Chiesa affinché prenda atto dei progressi che la scienza ha fatto riguardo alla disforia di genere, una problematica che trova radici in fattori genetici e non psicologici».
L’associazione si fa anche portavoce di un’altra esigenza di chi ha deciso di cambiare sesso: «Vorremmo far sì», spiega Di Rosario, «che queste persone non debbano pagare vita natural durante i costosi farmaci e i controlli medici continui di cui hanno bisogno. Chiediamo pertanto l’interessamento della Regione e dell’assessore alla sanità Silvio Paolucci».
©RIPRODUZIONE RISERVATA