Casa famiglia, spuntano le proposte

Scende in campo la Provincia. E il Comune individua tre possibilità

CHIETI. Un mese. E' il tempo che Gianfranca Mancini, assessore alle politiche sociali della Provincia, ha chiesto per dare una prima risposta all'esigenza del Dopo di Noi in città. Allo scalo, intanto, viene fuori una struttura in via Pescasseroli, di proprietà dell'Ater e in affitto al Comune, che potrebbe fare al caso.

Dallo sfogo di Tarcisio Falcone, padre 72enne di un disabile di 40, è passata una settimana. «Stiamo facendo una ricognizione dei nostri beni per vedere se è possibile individuarne uno idoneo», dice l'assessore provinciale Mancini, che ha delega anche a famiglia e solidarietà, «ci sono fondi impegnati, poi, su altri progetti non andati a buon fine e vogliamo capire se possiamo trasferirli sulla realizzazione del Dopo di Noi a Chieti. Entro un mese daremo una prima risposta su questi due aspetti».

L'impegno della Mancini, appoggiato dal presidente dell'ente Enrico Di Giuseppantonio riscatterebbe, dicono gli attuali amministratori, «una brutta figura della passata amministrazione di Tommaso Coletti. Il 17 ottobre del 2008 l'allora giunta deliberò l'aggiornamento del piano triennale dei lavori pubblici, inserendo per il 2009 la realizzazione della casa famiglia Anffas con una spesa di un milione e 200mila euro, mai andato in porto. Quella somma», dicono Mancini e Di Giuseppantonio, «non aveva alcuna copertura».

Il loro impegno di oggi si aggiunge a quello del sindaco Umberto Di Primio, che entro l'anno, ha detto, di voler portare a buon fine questa vicenda. Una situazione monitorata e seguita anche dall'arcivescovo Bruno Forte e dal prefetto Vincenzo Greco. Se è agli esordi il monitoraggio sul patrimonio immobiliare della Provincia, è ben avviato, invece, quello del Comune. Il cerchio negli ultimi tempi si è ristretto agli ex asilo e ufficio postale di piazza Carafa. «Al momento sembrerebbe più indicato il secondo», dice l'assessore ai lavori pubblici Mario Colantonio, «ma la palazzina andrebbe rasa al suolo e ricostruita, con tempi non brevi».

Ce n'è una terza di soluzione, non ancora praticata ufficialmente. E' l'ex casa dell'Anffas di via Pescasseroli, oggi centro anziani e sede di due associazioni. Ha dimensioni, spazi e posizione adatti al Dopo Di Noi e all'obiettivo di integrazione sociale e autonomia dei disabili. E' dell'Ater ma in affitto da anni al Comune. C'è una trattativa in corso per la cessione della struttura all'ente municipale, in cambio di un terreno al Tricalle, dove l'azienda di edilizia territoriale vorrebbe farci tre palazzine da affittare a canone concordato. Per far maturare lo scambio serve la valutazione sui due beni dell'Ufficio tecnico erariale. Sul bene del Comune il parere c'è già, manca quello sulla proprietà dell'Ater.

«Abbiamo fatto domanda due mesi fa», dice il direttore dell'azienda, Domenico Recchione, «andrò personalmente a sollecitare la pratica. E' vero, però, che per un'analoga operazione a Ortona occorsero 6 mesi».

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