Casa per disabili ancora senza sede

Il Comune propone un edificio in via Salomone, l'Anffas chiede concretezza

CHIETI. Un appartamento in via Federico Salomone. Su questo punta il Comune per la realizzazione del Dopo di noi, casa famiglia per disabili soli, chiesta a gran voce dall'Anffas e tornata alla ribalta della cronaca dopo lo sfogo amaro di Tarcisio Falcone, padre 72enne di un ragazzo disabile di 40. L'uomo ha condiviso la propria angoscia per il domani del figlio senza di lui in una lettera all'arcivescovo Bruno Forte e all'ex prefetto Vincenzo Greco. A due mesi e mezzo da quello sfogo esce una prima proposta concreta. Ma la soluzione non piace alla presidentessa dell'Anffas Gabriella Casalvieri che commenta: ««È solo un timido inizio sul cammino della cultura del Dopo di Noi».

Il Comune, dopo un censimento delle proprietà a disposizione e utilizzabili per questo scopo, ha individuato in questo appartamento nella zona semicentrale della città, il bene che può mettere a disposizione. «È un immobile di circa 200 metri quadrati», dice l'assessore alle politiche sociali, Emilia De Matteo, «al momento è in atto un confronto aperto e sereno con l'associazione che lo occupa, Aiutiamoli, seguita dal professor Massimo Di Giannantonio, per individuare una sistemazione alternativa. Siamo a buon punto di un'operazione intesa a combinare necessità e bisogni».

Il sindaco Umberto Di Primio al saggio di qualche giorno fa dell'Anffas ha ribadito l'intenzione di chiudere entro l'anno la partita. «Creeremo una struttura gestita dal Comune per tutti i disabili», conclude la De Matteo, «a prescindere se facciano o meno parte di un'associazione». Va detto che l'appartamento di via Salomone non è in linea con quanto da anni chiesto dall'Anffas. L'associazione di familiari di disabili gravi, infatti, ha sempre progettato, come testimonia il carteggio in Provincia, una struttura polifunzionale, con camere da letto, ma anche stanze comuni, sala computer, piccola palestra, biblioteca e giardino. Una casa ad hoc anche per i giorni senza i centri diurni. «Questa è una prima risposta in base alle risorse che abbiamo», osserva De Matteo.

Intanto scendono in campo altre associazioni. L'Unione italiana ciechi, attraverso il proprio presidente, Antonio Santone, chiede in una lettera alla Provincia di essere invitata al tavolo sul Dopo di Noi. «L'iniziativa dell'Anffas è lodevole e ci trova in perfetta sintonia», dice Santone, «noi stessi da anni vogliamo una struttura del genere per i nostri ragazzi. Oggi all'Uic sono iscritti oltre 90 ciechi pluriminorati, residenti nella provincia di Chieti, 29 usufruiscono del servizio di assistenza domiciliare e circa 10 abitano a Chieti e dintorni. Sappiamo di alcuni casi in cui sono costretti a rivolgersi a realtà lontane anche tanti chilometri, quando la famiglia non può occuparsene. Il problema della casa per disabili è comune e dobbiamo lavorare insieme per realizzarla e gestirla». «Non mi sento più sola» aggiunge Casalvieri «certo, si poteva iniziare insieme 15 anni fa».

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