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Casacanditella, il sindaco torna libero ma scatta l'interdizione

L'inchiesta sugli appalti dell'Unione dei Comuni delle Colline teatine, il tribunale del Riesame revoca gli arresti domiciliari ma dispone un anno di interdizione dall'incarico

CASACANDITELLA. Torna libero il sindaco di Casacanditella, Giuseppe D'Angelo. Il tribunale del Riesame dell'Aquila ha revocato la misura cautelare degli arresti domiciliari ma ha interdetto D'Angelo dalla carica di sindaco e da altre funzioni pubbliche per un anno. D'Angelo, accusato di corruzione, era stato arrestato ai domiciliari il 27 settembre scorso in un'inchiesta sugli appalti dell'Unione dei Comuni delle Colline teatine, a partire dai lavori di consolidamento di una frana a San Martino sulla Marrucina. La stessa inchiesta, coordinata dalla procura di Avezzano, ruota anche intorno agli appalti marsicani. In tutto sono 12 gli indagati. Secondo l'accusa, D'Angelo avrebbe percepito circa 10 mila euro di tangenti per orientare gli appalti dell'Unione dei Comuni delle Colline teatine, di cui Casacanditella è ente capofila: presunte mazzette mascherate da contributi per le feste, dicono gli inquirenti.

leggi anche: Inchiesta appalti, D’Angelo va al Riesame: «Le tangenti non esistono»  Il sindaco di Casacanditella, dopo 20 giorni ai domiciliari, chiede di tornare libero: oggi udienza all’Aquila. La memoria difensiva: mai preso soldi, ecco i testimoni

D'Angelo ha rigettato sempre le accuse e lo fa ancora una volta definendole "illazioni". Non si è dimesso dal suo incarico e non lo farà. Adesso, però, il provvedimento del Riesame gli impone uno stop forzato. Che D'Angelo accoglie così: "Torno libero, ma mi è stata applicata la misura dell'interdizione per un anno dallo svolgimento di qualsiasi pubblica funzione o servizio, il che mi precluderebbe l'esercizio della carica di Sindaco. Dico mi precluderebbe", dice D'Angelo, "in quanto l'articolo 289 del codice di procedura penale vieta l'applicazione della predetta misura “agli uffici elettivi ricoperti per diretta investitura popolare”, quale appunto quello di primo cittadino. Si chiama divisione dei poteri, per cui il potere giudiziario non può vietare l'esercizio del potere esecutivo a chi è stato democraticamente eletto dal popolo. Tale fondamentale principio dello Stato di diritto risale al 1600, a Montesquieu ed è rimasto immutato nel corso dei secoli. Evidentemente", afferma il sindaco, "qualcuno lo ha dimenticato o, peggio ancora, finge di dimenticarlo. La procura della Repubblica di Avezzano mirava e mira alle mie dimissioni". La difesa di D'Angelo, con gli avvocati Antonio Luciani, sindaco di Francavilla, e Marco De Merolis, annuncia già un ricorso per Cassazione contro l'interdizione disposta dal Riesame.