Chiesti 30 anni di carcere per Pagano

Le parti civili: risarcimenti complessivi di un milione ai familiari della vittima e ai due accusati ingiustamente del delitto

VASTO. La condanna a 30 anni di reclusione per omicidio volontario e calunnia e il risarcimento delle parti civili. È la pena chiesta ieri dai Pm Giancarlo Ciani ed Enrica Medori per Vito Pagano, 28 anni, il giovane accusato di avere ucciso la notte del 14 agosto Albina Paganelli, 68 anni, considerata da tutti in paese una seconda mamma per Vito. Davanti all’efferatezza del delitto, la giustizia non ha inteso fare sconti. La richiesta di condanna è stata severa così come le richieste di risarcimento danni: 250 mila euro a testa per la figlia e il fratello della vittima, altrettanti per Chelmus Gelu, il romeno accusato del delitto da Pagano, e 200 mila per G.G., l’altro amico accusato dall’imputato. Dopo aver ascoltato l’indagato e le arringhe difensive degli avvocati Clementina De Virgilis e Fiorenzo Cieri, il giudice Anna Rosa Capuozzo ha aggiornato l’udienza al 21 maggio per le repliche e la sentenza.

L’imputato. È cambiato Pagano. Taciturno, è entrato in aula a testa bassa. Il tremore delle mani non è riuscito a nascondere l’agitazione. Ha preso posto vicino ai difensori e ha ascoltato la lunga requisitoria del Pm Medori. Il magistrato, d’accordo col collega Ciani, ha chiesto 30 anni di reclusione per omicidio e per calunnia.

Le parti civili. Dure e severe le richieste di Antonello e Giovanni Cerella, legali di Concettina Cupaiolo (figlia della donna uccisa) e del fratello Valentino Paganelli. Hanno invocato la premeditazione e la consapevolezza del delitto negando il perdono all’indagato e chiedendo 250 mila euro di risarcimento a testa, più 50 mila euro di provvisionale. Altri 250 mila euro sono state chieste dagli avvocati Chierchia e Piserchia, legali di Chelmus Gelu, accusato ingiustamente da Pagano. Duecentomila euro, infine, la richiesta di risarcimento dell’avvocato Marisa Berarducci, legale di G.G., accusato da Pagano di calunnia.

La difesa. Gli avvocati Clementina De Virgilis e Fiorenzo Cieri hanno reiterato l’eccezione di nullità dell’incidente probatorio e rinnovato la tesi della non imputabilità dell’indagato. «La mente di Pagano era stravolta dalla droga. Era in uno stato di alterazione mentale che gli impediva di discernere con razionalità ciò che faceva», ripetono i due avvocati. Lo hanno ribadito anche ieri chiedendo per lo stesso motivo l’assoluzione anche dall’accusa di calunnia. Fra 15 giorni l’accusa potrà replicare. Lo stesso i difensori. Subito dopo ci sarà la sentenza.

Paola Calvano

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