Chieti, buoni fruttiferi postali: «Così ho avuto più soldi»  

Ricorso del Codacons di fronte all’Arbitro bancario finanziario di Roma. Un cittadino riesce ad incassare 11.300 euro in più di quanto offerto

CHIETI. Buoni fruttiferi postali che valgono di più, grazie alla battaglia portata avanti da un cittadino di Chieti che alla fine si è visto riconoscere ben 11mila euro in più. A pronunciarsi è stato l’Arbitro bancario finanziario (Abf), interpellato per conto del cliente teatino dal Codacons Chieti coordinato da Vittorio Ruggieri. Decidendo sul ricorso presentato dal Codacons, l’Abf di Roma ha ribadito il principio secondo cui quando su un buono fruttifero postale è presente un timbro che modifica il tasso di interesse dal primo al 20esimo anno, dal ventesimo e fino al trentesimo anno sono dovuti gli interessi previsti nel buono stesso. «Un principio che potrebbe apparire banale», è il commento del Codacons, «ma che Poste Italiane si è sempre rifiutata di applicare».
La vicenda risale ai biennio 1987 - 1988, quando il cittadino di Chieti ha sottoscritto cinque buoni fruttiferi postali della serie Q/P, muniti della clausola “con pari facoltà di rimborso”, intestati a lui e altre due persone. «I buoni», spiega Ruggieri, «erano stati emessi sul cartaceo della serie P, con due timbri: uno sul fronte del titolo, con la dicitura serie Q/P e l’altro sul retro dei titoli, con i nuovi tassi introdotti dal decreto ministeriale 148 del 13 giugno 986 sino al 20° anno, lasciando inalterato lo scaglione del periodo dal 21°al 30° anno». Ma all’atto della riscossione del buono, il ricavato era minore di quanto ci si aspettava. Questo succedeva perché, continua Ruggieri, «in merito al periodo dal 21° al 30° anno, il tasso di interesse non era stato calcolato come previsto dalla stampigliatura sui buoni». Il ricorrente aveva reclamato alle Poste, ma senza esito. E così lo scorso 2 ottobre è partito il ricorso all’Abf che gli ha dato ragione. «Abbiamo chiesto», dice il responsabile Codacons, «che venisse riconosciuto, per il periodo dal 21° al 30° anno, il diritto a riscuotere il buono nella misura indicata nel retro del titolo pari a 64.537 euro, per i 2 buoni di 500.000 lire, 258.150 euro per i 2 buoni di 2 milioni, nonché 129.075 euro per il buono di 1 milione, ciascuno per ogni successivo bimestre di possesso maturato fino al 31 dicembre del 30° anno solare successivo a quello di emissione». Nel ricorso si è costituita anche Poste italiane, chiedendone il rigetto.
«Una bella vittoria per il nostro iscritto», conclude Ruggieri, «grazie alla decisione dell’Abf di Roma, infatti, potrà incassare ben 11.300 euro in più della somma che gli era stata offerta quando si è presentato allo sportello delle poste per riscuotere i buoni».
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