Silvana Villanueva, la trans accoltellata dopo il festino

Chieti, «Coltellate e pugni, la mia notte di terrore» 

Parla la trans pugnalata dal dentista arrestato per tentato omicidio allo Scalo: «Scaraventata a terra e colpita tantissime volte, sono viva per miracolo»

CHIETI. «Lui ha chiuso la porta a chiave per non farmi andare via. Poi, è andato in cucina, ha preso un coltello e ha cominciato a colpirmi. L’ha fatto tantissime volte e io, per ripararmi, ho stretto la lama di quel coltello con le mie mani. Mi ha preso per i capelli, siamo caduti e ha continuato a tirarmi coltellate. Mi ha dato anche pugni in faccia. Ma da terra, per fortuna, sono riuscita ad aprire la porta e mi sono buttata fuori: sono caduta per due piani di scale, poi, mi sono rialzata e sono scappata. È passato un autobus, l’ho fermato e mi sono salvata. Ho avuto paura, tanta». Silvana Villanueva è una transessuale colombiana di 20 anni, da un mese abita a Montesilvano ed è viva per miracolo: ha tagli sul collo, sulle mani, su un piede, un occhio tumefatto, fratture al volto e al naso. È lei la vittima di una notte di follia a Chieti Scalo: un festino a base di sesso, droga e alcol nella notte tra sabato e domenica finito nel sangue e con l’arresto di un odontoiatra di 29 anni, Ottavio Esposito accusato di tentato omicidio. «Venti minuti, forse anche 30, di terrore», dice lei.
Ricoverata nel reparto di Otorino dell’ospedale di Chieti, Silvana racconta il suo incubo, dal tramonto all’alba: «Sono stata contattata per telefono tramite un sito Internet di incontri, sono arrivata a Chieti verso le 18-18,30 con un taxi e sono salita nell’appartamento. All’inizio, era tutto tranquillo: abbiamo bevuto e mi hanno offerto anche della cocaina». Insieme ad Esposito, c’era un suo amico di 31 anni, D.D.G., ascoltato ieri dalla pm Marika Ponziani: dopo la lite e la fuga della trans, Esposito e l’amico, che ora rischia di essere accusato di concorso in tentato omicidio, sono andati a casa di D.D.G. per togliersi gli abiti sporchi di sangue e lasciarli nel bagno insieme al coltello dell’aggressione. «Mi hanno pagato tantissimo, 1.500 euro», assicura Silvana, «500 euro ogni tre ore. E durante la serata sono venute anche altre due mie amiche transessuali, tutte da Montesilvano, ma sono rimaste poco tempo: dopo i rapporti sessuali, sono andate via. A una mia amica ho dato mille euro mentre ho tenuto nella mia borsetta 450 euro: gli altri 50 li ho regalati sempre a lei per pagarsi il taxi».
Nel cuore della notte, il mix di cocaina e vodka è diventato fatale e la trasgressione si è trasformata in violenza cieca: «Lui è diventato sempre più violento», dice Silvana riferendosi a Esposito, «il suo amico invece non ha fatto quasi niente: sembrava strafatto. Per questo, io volevo andare via e mi sono rivestita mentre lui voleva che io rimanessi ancora. Quando mi sono rimessa i vestiti si è arrabbiato: io stavo per andarmene ma lui ha chiuso la porta a chiave». È iniziata una lite che, in pochi istanti, è degenerata con l’appartamento messo a soqquadro tra bottiglie spaccate e mobili finiti a terra: «Lui è andato a prendere un coltello e mi ha colpito. Tantissime volte». Silvana ha reagito: «Lui mirava alla testa e al collo, allora, io ho preso il coltello con le mie mani», dice e mostra i tagli sui palmi e le ferite suturate. Silvana ha provato a scappare con tutte le sue forze: «Ma lui mi ha tirato per i capelli e siamo caduti. Mi tirava coltellate di continuo, anche sul piede. Tante coltellate le ho pure schivate». L’appartamento è segnato dalle scie di sangue che raccontano di una colluttazione in due stanze: «Mi ha tirato pugni in faccia». E oggi, probabilmente, Silvana sarà operata per ricomporre una frattura al viso. «È durato tutto 20 minuti, forse 30. Poi sono riuscita ad aprire la porta». Silvana si è lanciata fuori, si è rotolata per le scale e si è rialzata a pochi gradini dall’uscita che dà su viale Croce: sul muro c’è ancora l’impronta della sua mano insanguinata.