Chieti, palazzo a rischio crollo: fuori 27 famiglie 

Stabile solcato dalle crepe in via Don Minzoni: i vigili del fuoco accertano che non è agibile, pronta l’ordinanza di sgombero

CHIETI. Un palazzo a rischio crollo nel centro cittadino. Si trova in via Don Minzoni 5, a valle della rotonda di Santa Maria. Ospita 27 appartamenti, ma ormai è quasi vuoto. Dentro non c’è rimasto quasi più nessuno da quando, a fine ottobre, sono arrivati i vigili del fuoco per un sopralluogo e hanno detto che quel palazzo andava sgomberato. Il verbale è stato inviato al Comune che ha messo in moto l’Ufficio tecnico per studiare il da farsi. «Non c’è motivo per non firmare l’ordinanza di sgombero», ha detto il sindaco Umberto Di Primio, «non voglio dire che ci sia un rischio crollo immediato, ma è un dato di fatto che quel palazzo non è in sicurezza e va sgomberato. Firmerò l’ordinanza non appena gli uffici l’avranno preparata, nel frattempo ci siamo presi un po’ di giorni per permettere agli inquilini di lasciare lo stabile e di trovare qualche altre sistemazione. In alcuni casi è stato il Comune a farsi avanti per aiutare chi non aveva possibilità».
La gran parte dei residenti è già andata via. Nel palazzo disabitato è rimasta un’anziana. «Forse c’è qualcun altro», dice, «comunque anche noi stiamo per andare via. Il tempo di ristrutturare un’altra casa. Mancano ancora pochi giorni». Dal 27 ottobre anche l’ascensore non funziona più. La ditta che ha controllato l’impianto ha scritto che «lo stato di conservazione delle opere murarie all’interno del vano ascensore, zona di accesso alle porte di piano non è tale da garantire il regolare funzionamento dell’impianto. E in effetti basta avvicinarsi alla porta dell’ascensore per capire che qualcosa non va: il pavimento inizia pericolosamente a scendere, un fenomeno che si accentua man mano che si va ai piani inferiori. La palazzina ha nove piani. Ai piani inferiori le crepe sui muri si fanno più evidenti. «Il palazzo Trinchese è stato costruito nel 1957», dice l’amministratore di condominio Claudio Carletta, «pare che gli ultimi due piani non fossero previsti. Sta di fatto che poco tempo dopo che fu edificato ha fatto registrare un fuori piombo di oltre 10 centimetri. Adesso siamo a circa 60. Il palazzo si era comunque stabilizzato, sino a quando le recenti scosse di terremoto hanno in un certo qual modo risvegliato i movimenti del terreno sottostante, che non riguarda solo questo condominio ma un’intera striscia sulla quale insistono molti altri palazzi costruiti in quest’area. Questo palazzo, però, ha dei problemi tutti particolari: nell’ultimo anno si è spostato di ben 2 centimetri». E dunque i condomini ora devono decidere se ristrutturare lo stabile o demolirlo e ricostruirlo. «Quest’ultima ipotesi potrebbe essere quella più opportuna, soprattutto se si può utilizzare il Sisma Bonus e si vende una parte di metri quadri per finanziare la ristrutturazione. Se il palazzo viene ricostruito con le nuove tecniche antisisma, in metallo oppure in legno, allora acquisterà molto valore. Adesso è solo un disvalore».
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