Chieti, perseguita lui e la sua famiglia: a giudizio per stalking

Donna di 48 anni a processo nel giorno della festa delle donne. La vittima è un uomo impegnato in politica

CHIETI. Lo tempestava di telefonate a tutte le ore del giorno e anche della notte. Per sei mesi gli ha reso la vita un inferno, fino a quando non sono intervenuti i carabinieri che sono riusciti a risalire allo stalker. Anzi, alla stalker. Perché questa volta era una donna a perseguitare un uomo. Lo faceva perché si era sentita in qualche modo rifiutata da lui. E ironia della sorte, proprio nel giorno della festa della donna, il tribunale teatino l’ha rinviata a giudizio per stalking. Il 7 maggio partirà il processo che la vede imputata di atti persecutori, articolo 612 bis.
Lei è una donna di 48 anni di Francavilla al Mare ed è difesa dagli avvocati Marco De Merolis e Antonio Luciani, sindaco del Comune adriatico. Lui è un francavillese con qualche anno in più di lei, assistito dall’avvocato Carlo Flacco. È un personaggio noto nella cittadina costiera, anche perché impegnato in politica.
La vicenda sarebbe iniziata per motivi assolutamente futili. Sta di fatto che lei si sarebbe sentita rifiutata da lui, non avendo questi accettato la relazione sentimentale che lei gli avrebbe proposto. Un rifiuto che avrebbe scatenato il risentimento della donna che ha iniziato una serie interminabile di telefonate nel periodo che va dal dicembre 2016 a giugno 2017. Il telefono squillava a tutte le ore. Anche in piena notte. E le chiamate non erano destinate solo a lui, ma anche alla sua famiglia. Anzi, a un certo punto è sembrato che la famiglia fosse diventata il bersaglio privilegiato della stalker. A stare a quanto hanno rilevato le forze dell’ordine, infatti, le telefonate offensive e diffamatorie, erano destinate soprattutto agli altri componenti del nucleo familiare. Quando invece era il capofamiglia ad alzare la cornetta del telefono di casa, dall’altro capo c’era solo silenzio. Non mancano le scritte offensive lasciate in bella vista sotto casa, che l’uomo ha dovuto far cancellare a sue spese. E nemmeno i danneggiamenti su beni di proprietà, sui quali, però, non c’è prova certa che sia stata lei.
L’uomo denuncia tutto ai carabinieri che avviano le indagini e mettono tutto in mano al sostituto procuratore della Repubblica Giancarlo Ciani, che conclude chiedendo il rinvio a giudizio.
Risalire alla donna non è stato facilissimo, perché l’utenza telefonica utilizzata per le chiamate non era intestata a lei. La donna, infatti, si sarebbe servita delle cabine telefoniche di Francavilla, Pescara e Chieti.
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