Chieti, «Simone Daita si scagliò contro D’Onofrio» 

Arriva alle battute finali il processo per la morte del giornalista 52enne, in Assise parla il teste oculare

CHIETI. «Ho visto Simone Daita sferrare un pugno contro Emanuele D’Onofrio. Non so se è andato a segno». Guido Del Toro è l’unico teste ad aver visto tutta la sequenza dei fatti accaduti nella notte del 28 febbraio 2015 tra D’Onofrio e Daita. È il testimone chiave e ai giudici della Corte d’Assise riferisce di aver visto il giornalista 52enne Daita aggredire all’improvviso il 25enne D’Onofrio (ieri non in aula per problemi di salute) che si è difeso sferrandogli un pugno. Uno solo. Come ha da sempre sostenuto D’Onofrio.

leggi anche: Chieti, giornalista muore un anno dopo il pestaggio Si è spento a 54 anni nel reparto di Rianimazione di Pescara Simone Daita, preso a pugni il 28 febbraio 2015 in piazza Vico. Ora l’accusa per Emanuele D'Onofrio diventa di omicidio preterintenzionale

Nonostante il medico legale Cristian D’Ovidio, nella sua perizia tecnica, abbia stabilito che i cazzotti furono almeno due. Dati in pieno volto, hanno avuto il potere di «spegnere la luce» di Daita che ha barcollato ed è caduto a terra. Da allora è andato in coma e un anno dopo, il 15 marzo 2016, è morto. Ieri tra i testimoni al processo contro D’Onofrio, accusato di omicidio preterintenzionale, c’era anche il medico della Rianimazione di Pescara Rosamaria Zocaro che ha detto esserci stata «continuità tra le cause del ricovero e la morte». Sebbene, a un certo punto, sia intervenuta una «grave sepsi», ovvero un’infezione che ha portato al decesso. In udienza è stato ascoltato anche un terzo teste, Francesco Carlone, che ha riferito di episodi precedenti in cui ha visto Daita molestare altre persone. Ma la testimonianza più importante è stata quella di Del Toro. Il 23enne di San Benedetto del Tronto, quella notte era a Chieti con la ragazza. E ha visto tutto. Il suo racconto combacia con quello della 22enne Francesca De Vincentiis, ascoltata a marzo scorso, che pure aveva assistito a quasi tutta la dinamica, anche se a un certo punto è corsa via spaventata. Anche la ragazza disse di aver visto il 52enne «buttarsi addosso a Emanuele e colpirlo con un pugno». Ma poi era scappata dentro al gazebo del bar Bon Bon. Per cui non sapeva quello che era successo subito dopo. Del Toro, invece, ha raccontato di aver visto anche il pugno D’Onofrio. Per la parte civile, rappresentata dagli avvocati Mauro Faiulli ed Enrico Raimondi, la testimonianza di Del Toro era però confusa e va riascoltata attentamente. Per l’avvocato della difesa Roberto Di Loreto, invece, è stato tutto chiarissimo ed è esattamente quello che D’Onofrio ha raccontato fin dall’inizio: l’aggressione improvvisa e la conseguente difesa, con un solo pugno. Prossima udienza l’8 gennaio. Potrebbe essere quella finale. (a.i.)