Coca per la movida, si indaga su 50 clienti 

L’inchiesta sullo spaccio nei locali: la Mobile passa al setaccio due liste con nomi e numeri trovate nei pub dei Di Muzio

CHIETI. Due liste con 50 nomi e soprannomi. E poi cifre e numeri, alcuni cancellati con un tratto di penna. Dopo i tre arresti di sabato scorso, riparte da un foglio di quadernone e da una pagina di bloc notes l’inchiesta della squadra mobile sullo spaccio di cocaina nei locali della movida di Chieti Scalo. L’ipotesi degli investigatori, guidati dalla dirigente Miriam D’Anastasio, è che quei 50 nomi siano i clienti degli arrestati, i fratelli Simone e Andrea Di Muzio, 25 e 34 anni, il primo titolare del ristorante Bulldozer di via Pescara e del pub Wanted di piazzale Marconi, e di Michele Montuori, 25 anni. Una delle liste, la pagina più grande con una trentina di nomi e numeri scritti su entrambe le facciate, è stata trovata in un locale di servizio del Bulldozer, dietro una lavagna magnetica; l’altra, con una ventina di nomi e altrettante cifre, è stata trovata nei pressi del bancone del Wanted. Su entrambi gli elenchi ci sono numeri che vanno da 50 a 200: per gli investigatori si tratterebbe di importi legati a cessioni di droga; le righe cancellate significherebbero che il debito è stato saldato mentre il resto indicherebbe partite ancora aperte.
Per la Mobile, i fratelli Di Muzio e Montuori, cameriere del Wanted, sarebbero i rifornitori di droga a Chieti Scalo: nell’operazione sono stati sequestrati oltre 200 grammi di cocaina e cento di hashish insieme a 8mila euro in contanti e materiale per confezionare gli stupefacenti. Oggi alle 8, nel carcere di Madonna Del Freddo, sono fissati gli interrogatori per ricostruire l’affare dello spaccio. Un grosso affare: secondo la stima della polizia, quella droga, pura e non ancora tagliata, avrebbe potuto fruttare fino a 50mila euro.
Ora è caccia ai clienti: l’indagine, partita seguendo i movimenti di Montuori, è durata appena una settimana e, in base alle prime informazioni raccolte, tra i clienti ci sarebbero studenti, professionisti e anche operai. Un elenco variegato di persone. E adesso il passo successivo dell’indagine, coordinata dal pm Giancarlo Ciani, sarà quello di incrociare i nomi delle liste con le rubriche e le chat contenute nei cellulari sequestrati agli arrestati. La polizia ha messo sotto sequestro 7 smartphone: è scontato che quei telefonini saranno passati al setaccio. Chiamate, rubriche, messaggi di Whatsapp e Messenger potrebbero indicare agli investigatori come proseguire gli approfondimenti.
Nell’inchiesta sono indagate anche altre due persone: si tratta di un cliente dei Di Muzio trovato a un tavolo del Wanted con 5mila euro in tasca e di un ragazzo che vive in un appartamento usato anche come deposito del pub. All’interno di questo appartamento, in un portagioie chiuso a chiave e nascosto in un armadio, i poliziotti hanno trovato 185 grammi di cocaina, in parte già divisa in dosi, cento grammi di hashish e materiale per il confezionamento.
L’attività di ristorazione dei due locali va avanti: sia il Bulldozer che il Wanted restano aperti. Finora, il questore Raffaele Palumbo non ha preso alcuna decisione.
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