Consulenze, scattano 8 rinvii a giudizio 

Finiscono a processo per gli incarichi d’oro l’ex presidente Marchetti, ex dirigenti e tecnici. Cadono le accuse per Mastrangelo

VASTO. Otto rinvii a giudizio e un solo non luogo a procedere. È quanto ha deciso ieri, dopo due ore di camera di consiglio, il gup Italo Radoccia per gli ex vertici del Consorzio di bonifica Sud di Vasto, finiti nel 2016 nel mirino della magistratura. Il procuratore di Vasto, Giampiero Di Florio, aveva chiesto il rinvio a giudizio per tutti i 9 imputati. E cioè l’ex presidente, Fabrizio Marchetti, gli ex commissari Rodolfo Mastrangelo e Sandro Annibali, l’ex direttore Nicolino Sciartilli, l’ex responsabile unico del procedimento Michelangelo Magnacca e 4 tra professionisti e imprenditori (Sante Di Giuseppe, Giovanni Sportelli, Gilda Buda e Giuseppe Latte Bovio). I legali di Rodolfo Mastrangelo, gli avvocati Fiorenzo Cieri e Vincenzo Mastrangelo, con una lunga arringa hanno convinto il giudice del comportamento corretto dell’ex commissario. Gli altri indagati dovranno comparire a processo il prossimo 17 dicembre davanti al collegio del tribunale di Vasto. Tutti devono rispondere di concorso in abuso d’ufficio mentre il solo presidente Marchetti, in aggiunta, anche di peculato per circa 8mila euro.
La vicenda ruota attorno a rimborsi e spese non dovuti a fronte di lavori da decine di milioni di euro per la realizzazione della diga di Chiauci. Marchetti, Magnacca e Sciartilli avrebbero secondo la Procura «procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale allo studio C&S Di Giuseppe Ingegneri Associati srl pari a 364 mila euro, predisponendo e sottoscrivendo il 19 gennaio 2011 le convenzioni e i conseguenti atti deliberativi senza seguire la obbligatoria procedura di evidenza pubblica». E poi ancora i tre avrebbero seguito lo stesso irregolare iter stipulando convenzioni anche con l’ingegnere Giovanni Sportelli e l’ingegnere Gilda Buda. Medesime accuse erano rivolte anche all’ex commissario del Consorzio, Rodolfo Mastrangelo, in relazione a un’altra convenzione ma gli avvocati Cieri e Mastrangelo hanno fatto cadere le contestazioni. Marchetti, Magnacca e Sciartilli e l’ex commissario regionale Sandro Annibali avrebbero favorito «la ditta Boviar con sede in Casoria in persona del procuratore Giuseppe Bovio Latte per 180mila euro», per il servizio e per la lettura della strumentazione di monitoraggio della diga di Chiauci sul fiume Trigno.
Secondo la procura, ci sarebbe stata una disinvolta girandola di incarichi e consulenze che sarebbero stati affidati a liberi professionisti «senza la prodromica attivazione delle procedure di evidenza pubblica prevista dal codice degli appalti pubblici. Così facendo ci sarebbe stato un ingiusto vantaggio patrimoniale per uno studio professionale pari a 364 mila euro, e altri vantaggi per un altro studio, senza seguire la obbligatoria procedura di evidenza pubblica».
I difensori degli accusati, gli avvocati, Arnaldo Tascione, Angela Penneta, Pierpaolo Andreoni, Giuliano Milia e Antonello Cerella, cercheranno il 17 dicembre di smontare il castello accusatorio. L’attuale commissario dell’ente, Franco Amicone, si è costituito parte civile contro gli accusati. La vicenda partì da una visita a Vasto dell’ex governatore Pd Luciano D’Alfonso per illustrare gli interventi previsti dal Masterplan: D’Alfonso parlò di una «sarabanda di progettisti» affermando che la «diga di Chiauci per troppi lunghi anni non era stata riempita di acqua ma di progettisti nominati dagli amministratori». La procura di Vasto mandò così la finanza ad acquisire tutta la voluminosa documentazione.