«Cure incomplete»: condannati due medici 

Un anno ai cardiologi del Renzetti: non fecero la coronografia a un 83enne colpito da infarto. Nuove indagini a Chieti

LANCIANO. Avrebbero avuto un comportamento medico negligente verso un 83enne di Casoli morto per infarto, nel 2010, nell’ospedale di Chieti, dopo un ricovero, per un primo episodio, a Lanciano. Per questo il giudice Andrea Belli ha condannato i cardiologi dell’ospedale Renzetti, Luigi Leonzio e Giuseppe Torge, a un anno di reclusione, pena sospesa, e risarcimento danni da quantificare in sede civile. Il giudice ha anche disposto la trasmissione degli atti alla Procura di Chieti per valutare eventuali corresponsabilità dei cardiologi teatini visto, appunto, che l’83enne è deceduto al Santissima Annunziata. Dopo quasi tre anni di udienze, a colpi di perizie, si è chiuso il processo in primo grado che vedeva due cardiologi del Renzetti accusati dell’omicidio colposo del professore in pensione Fiorentino, 83 anni, arrivato al Renzetti dal presidio di Casoli per un infarto. Per l’accusa i medici «si sono limitati a fare monitoraggi, a prescrivere terapia farmacologica idonea solo ad un lieve miglioramento, non inquadrando correttamente la patologia. Avrebbero dovuto far fare una coronarografia all’anziano, invece non disposero il trasferimento». «Tesi accolte dal giudice», dice Raffaele Delle Fave, avvocato della figlia dell’uomo, parte civile nel processo, «e ribadite dai periti, sia della Procura, il medico legale Biagio Solarino e il cardiologo Alfredo Marchese, che dal nostro, Piergiorgio Fedeli. Per i periti i medici lancianesi non avrebbero agito seguendo le linee sanitarie che prevedevano, visto l’infarto, il trasferimento entro 72 ore per una coronarografia, che avrebbe potuto salvargli la vita. Si limitarono a monitorare l’anziano per 10 giorni rimandandolo poi a casa. Alcuni giorni dopo l’uomo ebbe un nuovo infarto e fu portato a Chieti dove morì due giorni dopo». Da qui la decisione del giudice di inviare gli atti alla Procura di Chieti. In udienza gli avvocati dei medici, Giovanni Del Pretaro di Chieti e Cristiana Valentini di Pescara, sulla base di altre perizie, hanno evidenziato la correttezza dell’operato dei medici frentani. «Pieno rispetto della decisione del giudice», commenta l’avvocato Valentini, «leggeremo le motivazioni tra due mesi perché non si riesce a capire su quale base i medici possano essere stati condannati, vista la loro piena e completa ottemperanza alle linee guida del settore come ribadito da uno dei massimi esperti mondiali, il professor Alessandro Capucci di Ancona. Faremo ricorso in appello». (t.d.r.)
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