Dalla torre spunta un altro tesoro

Dopo le maioliche trovata una casula del 1300: qualcuno l’aveva usata come tappo anti-piccioni

LANCIANO. L’hanno ritrovato murato in una buca, arrotolato e usato come tappo per evitare che i piccioni che volano attorno alla torre di San Giovanni vi entrassero. Invece, quello che prima gli operai della ditta D’Alicarnasso che stanno eseguendo i lavori alla Torre e poi i membri dell’associazione Amici di Lancianovecchia che stanno curando il restauro, si sono trovati tra le mani, è un paramento liturgico in seta e velluto del XIV secolo. Insomma un vero tesoro. Un altro tesoro. Già, perché il cantiere aperto per il restauro della Torre di San Giovanni, storico campanile (XIV sec) della chiesa di San Giovanni distrutta durante la Seconda guerra mondiale, continua a sfornare tesori. Ad aprile, infatti, furono trovate delle maioliche medievali, brocche e frammenti, risalenti al 1300 ora custoditi nel Polo museale di Santo Spirito, in attesa che si trovi un posto per esporli. Ora la casula medievale.

«Appena l’ho visto mi sono subito reso conto dell’importanza e del valore storico-artistico dell’indumento liturgico», racconta Simone Cortese, membro dell’associazione “Amici di Lancianovecchia”, «così ho pensato di farlo esaminare da Domenico Maria Del Bello, ispettore archivistico, già responsabile del Museo Diocesano e incaricato dell’inventario e catalogo del patrimonio artistico della Diocesi. E lui, dopo averlo esaminato, ha detto che a una primo esame è del 1300». «È una meraviglia», commenta Del Bello, «straordinario lo stato di conservazione. Ci sono degli strappi ma la parte del retro è tenuta bene. Forse quando è stata murata, di certo non secoli fa, è rimasta senza aria e luce, in una specie di teca naturale che l’ha conservata».

Quella rimasta è probabilmente la parte del retro della casula - 163 centimetri di altezza e 90 di larghezza - quella che era più decorata perché era la parte che i fedeli vedevano, visto che la messa il sacerdote la celebrava di spalle ai fedeli, rivolto verso l’altare. «È realizzata con un telo unico piegato, foderato», dice Del Bello, «ed è decorata da una fascia rossa sulla quale sono ricamate dodici figure di santi, probabilmente gli apostoli, a formare una croce, incorniciati da lettere decorate e medaglioni. Sulla croce sono applicati elementi in velluto di diversi colori con iscrizioni. C’è un giglio araldico inserito in quello che parrebbe un monogramma. Per ora la datazione può essere fissata attorno al XIV secolo. È il più antico manufatto del genere conservato fino ai nostri giorni tra quelli del patrimonio artistico diocesano, dove sono conservati tessuti del 1600. Ora serviranno approfondimenti da parte di esperti in tessuti medievali».

Teresa Di Rocco

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