Dune, stop agli ombrelloni «Così non lavoriamo più» 

La rabbia dei balneatori di Punto Verde e Il Cambusiere: «Persa metà clientela» Rischi per la vegetazione e il fratino: non si può occupare più del 10% dell’arenile 

ORTONA . Rabbia e disperazione regnano nella zona nord di Ortona, sul tratto di spiaggia dove da decenni operano due stabilimenti balneari su cui è piombato un macigno che mette seriamente a rischio la loro professione. La vicenda è quella relativa all’ormai noto bando per otto nuove concessioni demaniali marittime, da aggiungersi alle due già esistenti, avviso pubblico tanto criticato per tempistiche e modalità. Dopo il parere favorevole alle concessioni stesse, giunto dalla Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio dell’Abruzzo che però ha imposto limiti e rigide prescrizioni al fine di tutelare questo tratto di costa contraddistinto dalle dune e dalle nidificazioni dell’uccello fratino, i due stabilimenti già esistenti da anni stanno vivendo un vero e proprio dramma professionale. Basti pensare che nel parere della Soprintendenza viene stabilito che gli ombreggi dovranno occupare una superficie non superiore al 10% dell’area totale in concessione. Una restrizione che compromette l’attività, tanto che ad oggi sulle spiagge dove operano Punto Verde e Il Cambusiere non sono presenti ombrelloni.
«Siamo disperati», dice Aldo Villani, marito della titolare dello stabilimento Punto Verde, in attività da 25 anni. «La stagione è compromessa, abbiamo perso minimo il 50% della clientela». Erano circa 160 gli ombrelloni che in estate venivano piazzati qui, ora invece la spiaggia è vuota. «Attualmente lavoriamo solo con la ristorazione, non è una situazione accettabile». Parole simili le ascoltiamo anche spostandoci nell’altro stabilimento balneare, Il Cambusiere: «Questa vicenda non finirà così», avverte Rocco D’Intino, il figlio della titolare. «Ci siamo rivolti a un legale e ora stiamo valutando quali azioni intraprendere. Solitamente abbiamo più di un centinaio di ombrelloni, quest’anno invece la spiaggia è vuota. Lavoriamo con bar e ristorazione, ma è chiaro che senza poter offrire ombreggi il calo dell’afflusso è drastico. Abbiamo perso almeno il 50% della clientela. La nostra è un’attività trentennale e così non si può lavorare». La magra consolazione è l’affetto e la solidarietà che le persone comuni stanno riservando agli operatori: «Ci fa piacere la vicinanza che ci stanno esprimendo, a dimostrazione della sensibilità verso questo argomento», sottolinea D’Intino. Suo padre sabato nel corso del consiglio comunale ha provato invano a prendere parola dal pubblico per esprimere le perplessità per questa situazione - tentativo negato dalla presidente del consiglio comunale Simona Rabottini perché non permesso dal regolamento - e alla fine ha accusato un lieve malore. Il figlio, Rocco D’Intino, si appella allora all’amministrazione comunale: «Ritengo che il Comune abbia gli strumenti per riuscire a sbloccare questa situazione e permetterci di lavorare come abbiamo sempre fatto. Mi auguro», è il suo auspicio, «che si trovi una soluzione».
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