Ex Burgo, la terra è nera: scoppia l’allarme amianto 

Durante i lavori di bonifica scoperta una concentrazione altissima di inquinante La Asl ordina la rimozione entro 7 giorni ma serve più tempo: manca il sì dell’Arta

CHIETI. Un terreno «di colore scuro» con una concentrazione di amianto superiore 285mila volte rispetto al limite massimo. I lavori di bonifica in corso all’ex cartiera Burgo, in via Piaggio, hanno portato alla scoperta di una bomba ecologica: all’interno dell’area industriale dismessa c’è un sito contaminato grande 2.400 metri quadrati. Adesso, quel terreno quasi nero deve essere rimosso «a tutela della salute pubblica»: 1.920 metri cubi da portare via il prima possibile e smaltire come un rifiuto speciale.
ORDINE DELLA ASL. «Si prescrive», così ordina la Asl in una lettera firmata dal dirigente medico Enrico Berardi, «che la rimozione di tutto il terreno contenente amianto avvenga in tempi brevi e, comunque, non oltre 7 giorni». Ma, secondo il geologo Angelo D’Andrea che segue l’intervento di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale insieme a Massimo Ranieri, «per mobilizzare e/o smaltire detta volumetria di terreno contaminato dalle fibre di amianto è materialmente impossibile provvedervi nei tempi indicati». Proprio per questo, il prossimo 30 luglio alle 10, i lavori per rimuovere l’amianto saranno al centro di una conferenza dei servizi nella sede comunale di via delle Robinie: «È necessario approfondire con Arta e Siesp della Asl le problematiche sollevate», recita il verbale dell’ultima riunione svolta il 9 luglio.
LA SCOPERTA. In quell’incontro si è parlato del «rinvenimento di terreni di riporto, di colore scuro, contenenti fibre d’amianto con concentrazioni di 285.000 microgrammi per chilo». Una scoperta – fatta passando al setaccio il terreno tramite un cestello ruotante applicato al braccio di un escavatore – che ha provocato «la sospensione dei lavori» in tre lotti dell’ex Burgo (19, 20 e 21): il valore massimo consentito è di 1.000 mg/kg. «L’area», ha spiegato il geologo D’Andrea durante la seduta, «è stata completamente isolata dall’ambiente esterno mediante copertura con posa di teli in polietilene opportunamente zavorrati per evitare la dispersione in atmosfera delle fibre d’amianto. Inoltre, il perimetro lato nord del sito, prospiciente l’area interessata, è stato delimitato con posa di rete antivento». Per rimuovere l’amianto, la Burgo Group spa ha presentato un progetto in variante. Che però è stato discusso soltanto in parte nella prima conferenza dei servizi: «Sono assenti, benché regolarmente convocati, la Regione, la Provincia, l’Arta e il dirigente dell’ufficio urbanistica del Comune», recita il verbale. Presenti, insieme al presidente e responsabile del procedimento Giovanni Ghianni e al geologo D’Andrea, la Asl con i tecnici della prevenzione Vincenzo Liberati e Giovanni Mattioli, la Burgo Group con l’ingegnere Luca Cadorin e il Consorzio industriale con l’architetto Renato Di Salvatore.
PROGETTO BIS. La bonifica dell’ex Burgo è iniziata nel 2018: un intervento da quasi 800mila euro necessario a rimuovere i rifiuti messi sottoterra da decenni. Dopo il primo lotto in un’area di 21mila metri quadrati in disuso, con lo scavo del terreno fino alla profondità di un metro e mezzo, è iniziata la seconda parte della bonifica ed è stata trovata la presenza dell’amianto. Il progetto in variante prevede «l’asportazione di tutto il terreno individuato con colorazione scura contenente fibre d’amianto». La Regione ha dato già parere favorevole alla prosecuzione della bonifica mentre la Provincia si è detta pronta ad aderire «al parere tecnico che l’Arta esprimerà».