Fabbrica-lager sequestrata a Lanciano

Gli operai venivano sfuttati e vessati. Venivano picchiati e veniva loro intimato con le armi di non parlare della loro situazione. In manette un imprenditore e un intermediario. L'azienda opera nel settore delle saldature

PESCARA. Sequestrata una fabbrica lager, in Val di Sangro, e arrestato il titolare (Roberto Sandionigi, 57 anni, nato in provincia di Lecco ma residente a Pescara), oltre ad un 58enne romeno (Georghe Barbulescu residente nel Teramano) che fungeva da intermediario per reclutare decine di operai che lavoravano in condizioni di semischiavitù e senza essere pagati. Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro le accuse contestate. I provvedimenti sono del Gup di Lanciano Massimo Canosa, su richiesta del procuratore Francesco Menditto.

L'azienda opera nel settore saldature. Per non parlare della loro situazione gli operai venivano picchiati e minacciati con le armi: se ne occupava il loro connazionale, pagato anche per questo dall'imprenditore. Dormivano ammassati in un'abitazione ed erano costretti a pagare 500 euro di affitto ciascuno che venivano scalati dalla busta paga, formalmente corretta. Da intercettazioni telefoniche è emerso che alcuni di loro chiedevano al titolare di azienda 10 o 20 euro per poter comprare del pane. In una conversazione l' imprenditore promette: «domani ti dò un pò di spesa». In una circostanza a un dipendente picchiato è stato vietato, dietro minaccia, di farsi medicare al pronto soccorso. Solo il giorno dopo l'uomo è riuscito a farsi visitare facendo 15 chilometri a piedi, poiché non aveva i soldi per l'autobus.

[[(Video) Lanciano, fabbrica-lager. Le intercettazioni: "Dateci 20 euro.. non abbiamo da mangiare"]]

Alle indagini ha anche collaborato l'ispettorato del lavoro che ha accertato che in fabbrica si lavorava in ambienti malsani saturi di polveri e fumo. «Non immaginavo - ha detto il procuratore Menditto - che da noi potesse esserci una situazione di caporalato di queste proporzioni». L'indagine, diretta dal vice questore Katia Basilico, è nata oltre un anno fa, dopo una denuncia che un operaio romeno fece ad una televisione romena la quale girò immediatamente l'informazione all'associazione romeni di Roma. Dell'indagine il procuratore Menditto ha informato la Procura antimafia nazionale.