Francavilla com’era negli anni Trenta

In regalo con il Centro la prima delle dodici immagini storiche della provincia di Chieti

FRANCAVILLA. Una volta, durante il periodo invernale, della spiaggia rimanevano soltanto la sabbia e l’acqua. Una volta il bagnino piantava ogni mattina gli ombrelloni, pochi, per i villeggianti, e a settembre andava a ritirare file e file di casotti di legno. Una volta lo stabilimento balneare offriva l’unico servizio di far fare il bagno, non quello di intrattenere, ristorare, far ballare. Tutto era di legno, sino a che sono arrivati il cemento, il piano spiaggia, la modernità.

In una veduta di Francavilla da ricondurre più o meno agli anni ’20-'30, si vede proprio questo. Lungomare Cristoforo Colombo e pochi ombrelloni, casotti tutti uguali, e dietro la spiaggia una schiera di case. Giuseppe Iacone di ricerche sulla cittadina di quegli anni, una volta annoverata tra le perle dell’Adriatico, ne ha fatte tante. Ottantasei primavere per il presidente del comitato ricerche storiche di Francavilla, e un po’ di nostalgia per quei tempi in cui chi sceglieva Francavilla per trascorrere un periodo di mare lo faceva perché era per «gente per bene, di un certo livello», come egli stesso racconta. Lo era per motivi culturali, per la presenza di D’Annunzio, Michetti e del loro Cenacolo. Lo era perché, in quei due chilometri scarsi di spiaggia, ci veniva chi da fuori poteva permettersi un viaggio in treno. «Il primo stabilimento di Francavilla risale al 1873, era di proprietà di Adamo Piattelli. Circa trentadue cabine, divise per uomini e per donne», racconta Peppe. Spesso erano palafitte sull’acqua, e avevano una funzione specifica: permettere agli uomini e alle donne di cambiarsi e scendere in acqua, poiché non era decoroso presentarsi in spiaggia in costume. «La ferrovia Roma, Sulmona-Pescara la inaugurarono nel 1888, e questo creò condizioni favorevoli per lo sviluppo turistico. La gente cominciò a comprar casa e a scegliere Francavilla perché era una città molto elegante», ricorda lo storico. Le case che si vedono in foto, però, non erano quelle dei turisti: «Erano le casette dei pescatori, perché Francavilla viveva di turismo e di pesca». I lidi non avevano ristorante: «C’erano solo venditori ambulanti di pizzette, gelati, bombe alla crema», dice Iacone, «uno di loro me lo ricordo, si chiamava Gennaro Catena». Poi, c’erano le barche a vela e le paranze, tra le maggiori attrattive turistiche cittadine. Francavilla era una vetrina di belle case, viali e alberghi di lusso. Un sogno d’élite, poi andato in frantumi con la Guerra.

Paola Maria Serena Toro

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