I ribelli: nessun patto con Di Primio 

Irremovibili i 5 consiglieri che hanno fatto saltare la vendita della farmacia: il sindaco resta senza numeri in consiglio

CHIETI. Tutti concordi: non si scende a patti col sindaco. I cinque consiglieri “ribelli”, Stefano Rispoli, Mario Troiano, Diego Costantini (del Gruppo misto), Mario De Lio e Roberto Melideo (dell’Udc) sono tutti d’accordo di non accettare l’offerta di un “patto di non belligeranza” fatta il giorno prima dal sindaco Umberto Di Primio. Il sindaco resta dunque, almeno per ora, senza maggioranza in consiglio comunale, anche se riuscisse a recuperare il voto del consigliere Betta Fusilli che, per motivi di incompatibilità, si era sempre astenuta sulle delibere che riguardavano la Chieti Solidale, lavorando per l’azienda pubblica.
COSTANTINI. Il consigliere cacciato dalla Lega, appena approdato nel Gruppo misto, conferma l’intenzione di votare sulla vendita della farmacia comunale come in passato, dunque astenendosi. Ma avverte: «Se ce ne fosse bisogno, potrei votare anche in maniera contraria. Io sono comunque contrario alla vendita della farmacia, sinora mi ero astenuto perché facevo parte della Lega, un partito organico alla maggioranza. Ora invece sono nel Gruppo misto». Il consigliere ricorda anche di aver fatto una proposta alternativa alla vendita, presentando un ordine del giorno sulla pace fiscale che, a suo giudizio, potrebbe far rientrare parecchi soldi nelle casse comunali.
RISPOLI. «Non accetto il patto del sindaco. Continuerò a votare no». Anche il capogruppo del Gruppo misto Rispoli risponde picche a Di Primio. «Sono convinto che vendere il patrimonio dell’ente non sia fare gli interessi della città», spiega. E se la mancata vendita portasse al dissesto dell’ente? «Se il Comune andrà in dissesto», risponde, «è per colpa di tutte le azioni che il sindaco Di Primio ha fatto sinora. Ricordiamo che i revisori dei conti hanno parlato di un debito di circa 60 milioni di euro. Altro che il milione e 300mila euro della farmacia. Di Primio non può accusarci di voler mandare il Comune in dissesto, perché l’unico responsabile di un eventuale dissesto non potrà essere che lui».
TROIANO. «Confermo il mio voto contrario alla vendita». Anche Troiano resta su una linea di coerenza con il passato. E non sembra molto interessato alla minaccia di dimissioni da parte del sindaco che aprirebbe le porte al voto anticipato mandando tutti a casa. «Facesse ciò che ritiene. Io non ho problemi».
DE LIO. In casa Udc la musica non cambia. «Non accetto patti a scatola chiusa», dice il capogruppo De Lio, «ho letto sul vostro giornale di questa proposta che il sindaco vorrebbe farci, ma al momento non ho nulla in mano. Sulla farmacia comunale rimango della mia opinione. In consiglio comunale ho spiegato a lungo perché secondo me non è giusto vendere». E sul sindaco che dice di non voler accettare ricatti minacciando le dimissioni: «Che si dimettesse pure», replica il capogruppo, «sono io, a questo punto, che non accetto ricatti da lui».
MELIDEO. Anche l’ultimo arrivato in casa Udc non sembra voler fare marcia indietro: «Continuerò a votare no», annuncia Melideo, che rigetta al mittente il “patto di non belligeranza”: «È sbagliata l’impostazione del ragionamento. Qui non c’è alcuna guerra in corso. Non si tratta di comporre liti o personalismi vari. Qui si tratta solo di fare il bene della città. E siccome sono convinto che vendere la farmacia non vuol dire fare il bene di Chieti, io resto fermo sulla mia posizione».
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