Il coraggio del piccolo Alessandro «Morto per salvare il fratellino» 

L’ipotesi dei primi soccorritori: «Ha provato ad aiutare Federico mentre le onde lo portavano via» Il ricordo di amichetti e prof nel giorno dell’addio: aveva un cuore grande, era di una bontà unica 

ORTONA. La verità è stata inghiottita dal mare in tempesta che si è portato via per sempre Alessandro e Federico Xu, 14 e 11 anni. Ma l’ipotesi dei soccorritori è che il più grande dei bambini di Montesilvano sia stato scaraventato contro gli scogli mentre cercava di salvare dalle onde il fratellino. Erano uno accanto all’altro, la mattina di Ferragosto, quando sono entrati in acqua, a Ortona, per fare il bagno nella zona della stazione di Tollo. Poco prima di pranzo, il padre Fengw, conosciuto da tutti come Gianni, li ha visti in difficoltà. Chiedevano aiuto, gridavano «papà» mentre si allontanavano sempre di più dalla riva. Il genitore, dopo un cenno alla moglie Giulia e al figlioletto Lorenzo, 4 anni appena, si è buttato in mare nell’estremo tentativo di riportarli sulla spiaggia. Ha nuotato con tutte le sue forze, papà Gianni. Fino a svenire. Ma è stato tutto inutile: Alessandro e Federico sono spariti nel giro di pochi secondi. Dopo un paio d’ore, i subacquei di vigili del fuoco e carabinieri hanno recuperato i corpicini. Erano incastrati tra gli scogli, a poca distanza l’uno dall’altro.
«È strano che entrambi i ragazzini siano andati in difficoltà nello stesso momento», dice il bagnino Guido Di Renzo, 19 anni, di Francavilla. È stato lui – in servizio nello stabilimento più vicino, il Cambusiere – il primo a intervenire per soccorrere il padre e i suoi due figli. «Il bambino più grande», riflette ora Guido, «potrebbe aver aiutato il fratellino che è andato in difficoltà per primo, ma poi anche lui è stato travolto dalla forza dell’acqua. In ogni caso, mai nessuno potrà dire con certezza quello che è avvenuto in quegli attimi terribili». Di certo Alessandro, che a settembre avrebbe iniziato l’ultimo anno di scuola media all’istituto comprensivo Villa Verrocchio, aveva un cuore grande. Lo raccontano gli amichetti, che adesso faticano a restare impassibili davanti alle piccole bare bianche, nel giorno dell’ultimo saluto al cimitero di Montesilvano (vedi l’articolo in basso). E lo raccontano anche gli insegnanti, come Delfina Gallo. No, lei e le sue colleghe non hanno dimenticato la generosità di quel ragazzino che tanto amava le materie scientifiche, in primis la matematica, e che non esitava a chiedere il significato di qualche parola italiana a lui ancora sconosciuta. Se poi in classe nasceva una discussione, ricordano sempre le sue prof, lui interveniva per riportare la pace. «Perché Federico», ripetono tutti mentre i palloncini volano alti nel cielo di Montesilvano, «era un ragazzino di una bontà unica». Quella stessa bontà, mista a coraggio, che lo ha spinto a provare a salvare il fratellino Federico, mentre le onde lo portavano via la mattina di Ferragosto, nel mare in tempesta di Ortona.