Il mercato torna alla città ma dentro è un inferno 

La struttura da ieri al Comune, il gestore non si presenta per restituire le chiavi Abbattuto l’ingresso. Pupillo: devastazione ovunque, impianti elettrici manomessi

LANCIANO. «Sono stanco ma felice. È un bel giorno per Lanciano, abbiamo restituito alla città un luogo importante per la nostra storia e la nostra tradizione». Parla così il sindaco Mario Pupillo dopo che il mercato coperto di piazza Garibaldi è tornato nelle mani del Comune. Alla fine serve un’azione di forza per entrare nella struttura. Lo scenario è desolante: sporcizia ovunque, calcinacci e rifiuti abbandonati, infissi smontati e danni, numerosi, agli impianti.
IL GESTORE NON SI PRESENTA. La scadenza del termine per il rilascio immediato dell’immobile è fissato per le 10. Fino a poco prima alcuni operai hanno continuato a svuotare il mercato coperto. All’ora fissata dall’ordinanza comunale il gestore non c’è, né ha delegato qualcuno a rappresentarlo. Sul posto è però presente il suo legale, l’avvocato Carlo Piccinini. «Il mio cliente Franco D’Alessandro non sta bene», fa sapere, «ha presentato un certificato medico ieri sera (mercoledì, ndc), mandato alla pec del Comune per comunicare l’impossibilità a comparire. Il Comune non può presentarsi e sfondare, perché non c’è un rifiuto del mio cliente a consegnare l’immobile. Se lo faranno li denunceremo. Io sono qua per concordare una data diversa, anche perché questi pochi giorni concessi non sono stati sufficienti a predisporre le cose».
L’AZIONE DI FORZA. L’iniziativa dell’ex gestore non sortisce alcun effetto. Alle 11 in piazza Garibaldi arrivano il sindaco Mario Pupillo, gli assessori al commercio, Francesca Caporale, e all’ambiente, Davide Caporale, il legale del Comune e i dirigenti, il comandante della polizia municipale Guglielmo Levante. Ci sono anche i carabinieri. Pupillo, aiutato dagli assessori, stacca i manifesti d’accusa di D’Alessandro, che definiva sindaco e giunta «criminosi»: «Questi li conserviamo», dice il primo cittadino che ha dato già mandato per la querela. Vengono ispezionati vari ingressi molti dei quali bloccati dall’interno con fermi e catene. Alla fine gli operai comunali forzano l’ingresso principale. Alle 11,30 circa una delle due ante della porta automatica va giù: si può entrare.
I DANNI. La delegazione comunale inizia il sopralluogo a “porte chiuse”. I grandi saloni sono desolatamente vuoti, in vari angoli sono accumulati calcinacci, rifiuti e materiale vario. Televisori, scaffali e una bombola del gas sono sparsi a terra. Una grossa vetrata è stata smontata insieme ad altre finestre; divelta una controsoffittatura; sul terrazzino sono state portate via le tende da sole. Intatti, invece, pavimenti e bagni. I danni più grandi, però, riguardano gli impianti, quello di condizionamento - il motore è stato smontato e portato via dal soffitto - e quello elettrico (parliamo di una struttura di circa 3mila metri quadrati). Sembra che siano stati portati via cavi e fili di rame. Le altre utenze, acqua e gas, sarebbero state solo staccate. L’inventario è continuato per tutto il giorno, sono state cambiate le serrature e messe in sicurezza le varie uscite. Una stima dei danni sarà fatta nei prossimi giorni.
«GIORNO STORICO». «Abbiamo trovato una situazione devastante, con la manomissione di impianti elettrici e di riscaldamento», dice Pupillo, «i nostri tecnici stanno valutando il tutto e sarà fatto un inventario. È una storia bruttissima, durata 4 anni, ma siamo felici. È un giorno storico per Lanciano. Abbiamo recuperato uno spazio che è la tradizione e la storia del sistema agroalimentare lancianese e dei nostri agricoltori. Ci sarà una gestione provvisoria nostra, poi faremo un bando per assegnare la gestione definitiva, quando avremo rimesso tutto a norma. Questo non ci sconforta», sottolinea il sindaco, «lavoriamo subito perché abbiamo fretta di riaprire il mercato, anche parzialmente. Bisognerà vedere se questo è compatibile con le norme di sicurezza e di salubrità degli alimenti. Ad oggi è difficile dire quanto tempo ci vorrà».
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