«Il mio patrigno sembra Hitler», arrestato 

Una 15enne denuncia al Telefono azzurro il compagno della madre: insulti, molestie e violenze anche verso un anziano

CHIETI. «Al compagno di mia madre nel mio diario lo chiamavo Hitler. Noi dipendiamo dal suo umore». Così Francesca, il nome è ovviamente di fantasia, 15 anni, ha raccontato la sua vita da incubo davanti al sostituto procuratore Lucia Anna Campo e ai poliziotti della squadra mobile. Giovedì sera quell’uomo violento, 48 anni, è stato arrestato ed è finito in carcere: è accusato di maltrattamenti in famiglia e di atti sessuali (di minore gravità) nei confronti della studentessa e di maltrattamenti e lesioni verso un anziano di 75 anni, in passato accudito dalla compagna dell’indagato che fa la badante.
Questa storia di violenza e di soprusi quotidiani viene a galla a fine aprile. La ragazzina contatta via chat l’associazione Telefono azzurro: indica il compagno della madre come «autore di condotte domestiche vessatorie abituali, tali da aver instaurato un clima di costante prevaricazione, in danno di tutti i componenti del nucleo familiare», ricostruisce il giudice Luca De Ninis. Francesca è terrorizzata. Desidera avere una famiglia normale, come quella delle sue amiche. E non sa come uscirne. Le psicologhe del Telefono azzurro girano la segnalazione alla polizia. Gli accertamenti della seconda sezione della squadra mobile di Chieti, coordinata dal vice questore aggiunto Miriam D’Anastasio, scattano immediatamente. La 15enne viene ascoltata a scuola per timore che il patrigno possa accorgersi di qualcosa. Ed «emerge un clima di rapporti deteriorati», spiegano le carte dell’inchiesta, «nell’ambito dei quali l’indagato è la figura che impone una serie di vessazioni sistematiche, incutendo timore verso chiunque non sottostia al suo volere». È la stessa minorenne a riferire: «Quando si arrabbia, beve molto. Lui alza un sacco la voce, tipo un tuono, cioè mi fa stringere quando grida. Non riesco a fare niente senza avere l’ansia che lui mi dica “fai schifo”, “sei stupida”, o cose così». In altre circostanze, l’uomo le ha tirato i capelli. Ma i maltrattamenti vedono come vittima anche l’anziano che vive con loro. «L’hanno convinto a vendere la sua casa per 120mila euro», svela la minorenne. «Questi soldi però non sono finiti nelle tasche del signore, quindi hanno deciso di gestirli loro (il patrigno e la madre; ndr)». E ancora: «A me dà fastidio il fatto che continui a prendersela col vecchio... lui continua a trattarlo come fosse un ventenne che non ha voglia di fare niente. Però lui, il signore, non riesce proprio fisicamente a fare quello che gli viene imposto». Le violenze sono talmente frequenti che la ragazzina sbotta: «Lo usano come un sacco da boxe». In un’occasione, ad esempio, il 48enne ha mandato l’anziano all’ospedale dopo averlo massacrato di botte fratturandogli il setto nasale. Scatta anche l’accusa di violenza sessuale perché il patrigno avrebbe più volte toccato il sedere alla ragazzina sebbene questa gli avesse detto di smetterla.
«Emerge con evidenza», è la conclusione del giudice, «che l’indagato, presumibilmente anche a causa della propria formazione culturale e dell’abuso di alcolici, è soggetto che non è in grado di rispettare le regole della convivenza domestica; ma anche che tali vessazioni investono pure l’anziano, le cui risorse economiche l’indagato ha totalmente depredato, e che continua ad ospitare nel proprio nucleo familiare presumibilmente solo per poter continuare ad usufruire della sua pensione». Stamattina l’uomo, assistito dall’avvocato Bambina Stefania Masci, verrà interrogato in carcere.
«Da anni la polizia di Stato», spiegano dalla questura, «è in prima linea per combattere forme di violenza nei confronti delle fasce deboli: personale altamente specializzato collabora a stretto contatto con professionisti e associazioni e ha creato una rete diventata ormai un punto di riferimento nell’intera provincia».