«Il Parco della Maiella? Istituzione lontana»

Guardiagrele, Primavera: «Qui c’è la sede legale, ma averla non ha portato alcun vantaggio»

GUARDIAGRELE. «Vorremmo che a Guardiagrele si ritorni a parlare del Parco nazionale della Maiella come di un’istituzione vicina, inserita nella comunità i cui scopi siano condivisi da tutti, ma così fino a oggi non è stato per responsabilità che sono da attribuire a tutti, dall’ente alla città in tutte le sue espressioni, da quella amministrativa alla classe imprenditoriale».

Già docente di Scienza dell’alimentazione all’Alberghiero di Villa Santa Maria e oggi ristoratore e studioso dell’enogastronomia abruzzese, Gino Primavera lancia un ponte tra Parco e città del ferro battuto nel tentativo di rimettere Guardiagrele al centro degli interessi dell’ente governativo divenuto operativo nel 1996, quando stabilì la sua sede legale nello storico palazzo Di Sciascio, di proprietà del Comune. L’apertura del dibattito sul futuro di Guardiagrele nel contesto del territorio tutelato del centro Abruzzo sarà possibile domani, quando al Santa Chiara ci sarà il neo presidente del Parco, Franco Iezzi, che incontrerà il sindaco e l’amministrazione in un’occasione ufficiosa. «Con la cena sul tema “Se mi mangi, mi salvi”, organizzata con la collaborazione del Parco», spiega Primavera, «rilanciamo l’importanza delle materie prime gastronomiche che oggi costituiscono la ricchezza della biodiversità della Maiella, un unicum naturalistico in Italia e in Europa. Un motivo in più per amare il nostro ambiente. Ma alle spalle», annota, «abbiamo già tanti anni persi, perché la sede del Parco a Guardiagrele e, per estensione, nel versante orientale della montagna, sembra non aver inciso tanto nell’economia quanto nei cuori delle nostre comunità, e mi auguro che il corso degli eventi si inverta anche grazie alla nuova presidenza, che ha già dato segnali confortanti».

Ma il dibattito sul mancato decollo della città del ferro battuto nella grande istituzione è già partito. Franco Caramanico, due volte sindaco e oggi consigliere regionale, ricorda che «i legami col Parco li stabilimmo, e solidi anche, nei primi anni dopo aver ottenuto l’insediamento della sede legale da noi. Ma poi tutto è scemato, anche se», rimarca da ex assessore regionale all’ambiente, dal 2005 al 2008, «ci fu il successo del Piano del Parco che ha dato all’ente uno strumento di programmazione economica. «Il declino dell’immagine e della presenza del Parco», punta poi il dito Caramanico, «è coinciso con l’attuale amministrazione del centrodestra».

Accusa respinta dall'assessore al turismo, Floriano Iezzi. «Non abbiamo responsabilità», spiega Iezzi, «se il Parco si è presentato, almeno fino a ieri, come fattore più teso alla conservazione dell’ambiente che allo sviluppo economico, due aspetti che invece vanno conciliati con una capacità di proposta che l’ente non ha avuto. Dobbiamo lavorare a progetti che incrementino la fruibilità turistica dei nostri territori». (f.b.)

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