In carcere spazi per sport e colloqui

Villa Stanazzo, due nuovi campi di calcio e spazio-incontri con i figli dei detenuti

LANCIANO.

Due nuovi campi sportivi e una sala colloqui a misura di bambini sono i nuovi spazi di cui si è arricchito il carcere di Villa Stanazzo, per migliorare le condizioni di vita dei detenuti. Era questo l’obiettivo del progetto “Architettura Sociale”, portato avanti dal consorzio “Ideabile”, presieduto da Lucia Farina e che riunisce la Atesangro servizi e le cooperative Blue Line e Novacoop.

Otto mesi di lavori, il budget sufficiente a coprire l’acquisto dei materiali e il noleggio dei mezzi da lavoro e poi la passione degli operatori sociali, che hanno messo a disposizione il progetto e le figure professionali necessarie a portarlo a termine. Così, ieri mattina, le opere ultimate sono state presentate in una cerimonia che ha visto la partecipazione dell’assessore regionale Silvio Paolucci (delega allo sport) e dell’arcivescovo Emidio Cipollone.

L’intervento ha riguardato spazi al chiuso e all’aperto del penitenziario. È stato riqualificato il campo sportivo in terra e realizzato uno nuovo, polivalente, in cemento, sul quale saranno disputate le gare del campionato di calcio a 5 al quale da oggi, per la prima volta, partecipa una squadra di detenuti, come ha ricordato il presidente regionale Figc-Lnd, Daniele Ortolano. All’interno, invece, il progetto si è concentrato sulla sala colloqui, ambiente piuttosto tetro ma frequentato spesso anche dai minorenni. Per rendere le visite ai papà-detenuti meno grigie, è stata creata la “stanza della genitorialità”, una sala colorata arricchita dall’opera “The toy” dell’artista pop Pep Marchegiani e dai giochi donati dall’associazione “Accordiversi onlus”. «Permetterà un contatto più umano, quasi normale, ai figli dei detenuti», sottolinea la direttrice del carcere, Maria Lucia Avantaggiato, «è un progetto concreto, che nasce dal cuore di chi lo ha ideato e realizzato».

Ai lavori, diretti dall’architetto Antonello Antonelli, hanno partecipato anche dieci detenuti, guidati dal “mastro” Bravo Biase in un percorso di formazione e pratica lavorativa, che potranno far valere come esperienza professionale (è stato rilasciato loro un diploma di formazione) una volta fuori dal carcere. «È un progetto dall’alto valore sociale, sportivo e sanitario», dice l’assessore Paolucci, «che deve entrare nella nuova programmazione sanitaria regionale».

Stefania Sorge

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