Inchiesta ex Carichieti: indagato l’Ad Immordino

Il pm ipotizza la violazione della legge fallimentare nel periodo di commissariamento

CHIETI. La procura indaga sulla gestione commissariale dell’ex Carichieti. Salvatore Immordino risulta essere iscritto nel registro degli indagati. Il sostituto procuratore, Giuseppe Falasca, ha ipotizzato nei suoi confronti la violazione della legge fallimentare, la numero 223 del 1942, nella parte che riguarda la liquidazione coatta amministrativa.

BALLO IN CASSA. Siciliano di 63 anni, già direttore d’area in Sicilia per Intesa San Paolo, è transitato nell'ex Carichieti come commissario, nominato da Bankitalia al posto di Riccardo Sora, quindi è diventato Ad della nuova Carichieti, posto lasciato nel momento in cui la banca centrale lo ha nominato al vertice della Rev Spa, la cosiddetta “pattumiera” dei crediti deteriorati. La nomina avviene pochi giorni prima che il giudice fallimentare di Chieti, Nicola Valletta, sentenzia lo stato d’insolvenza dell’ex Cassa di Risparmio teatina, tirando in ballo proprio la gestione dei commissari e trasmettendo gli atti alla procura della Repubblica. Ma vediamo le tappe le tappe che hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di Immordino, una notizia destinata a fare clamore negli ambienti bancari.

FELICE E CONTENTO. Il 5 luglio scorso, il Cda della Nuova Cassa di Risparmio di Chieti nomina Felice Delle Femine amministratore delegato.Delle Femine prende il posto di Immordino che assume l'incarico di Ad nella Rev Spa. Contestualmente il Cda promuove Giovanni Zacconi vice direttore generale della banca. Il presidente di Nuova Carichieti, Roberto Nicastro, quel giorno, ringrazia Immordino «per l'eccellente, appassionato e fruttuoso lavoro svolto durante tutto il suo mandato e in particolare negli ultimi delicati mesi - che ha permesso un deciso progresso verso il risanamento della Banca». Sempre il 5 luglio, la Banca d’Italia informa che l’Autorità di Risoluzione ha nominato il nuovo Cda della Rev Gestione Crediti: Maria Teresa Bianchi, presidente; Salvatore Immordino, Amministratore delegato; Andrea Resti, consigliere.

TUTTI A FONDO. Il Fondo interbancario ha finanziato la risoluzione delle crisi di Banca Etruria, Banca delle Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara e Carichieti, per un totale di 3,7 miliardi, anticipati da Intesa SanPaolo (credito poi parzialmente ceduto a Mps), Unicredit e Ubi Banca (credito poi parzialmente ceduto a Banco Popolare). Il valore totale dell’intervento è servito a coprire le perdite derivanti dalla svalutazione delle sofferenze (i crediti deteriorati e le sofferenze erano di un valore nominale di 8,5 miliardi di euro); ricapitalizzare i nuovi istituti (1,8 miliardi destinati a Nuova Banca Etruria, Nuova Banca delle Marche, Nuova Cassa di Risparmio di Chieti, Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara); e infine creare la bad bank Rev Gestione Crediti Spa (136 milioni) a cui è stato affidato il recupero degli 8,5 miliardi.

Arriviamo così al 19 luglio scorso, quando l’ex Ad ed ex commissario, Immordino, è già alla Rev ed esce a Chieti la sentenza di Valletta che ridisegna lo scenario dell’ex Carichieti, della debacle e del ruolo dei commissari.

VALLETTA SENTENZIA. A pagina 61, infatti, il giudice scrive la frase chiave: «Risulta che in atti non vi sono elementi che consentano di affermare l'esistenza di uno stato di insolvenza al momento dell'avvio della risoluzione (settembre 2014, quando Bankitalia invia i commissari, ndr). Non vi è dubbio invece che l'insolvenza vi fosse al momento dell'emanazione del provvedimento di liquidazione coatta amministrativa (dicembre 2015, ndr). A tale epoca, infatti, la Carichieti, proprio in conseguenza delle misure adottate nell'ambito del procedimento di risoluzione, non presentava più alcun elemento nell'attivo patrimoniale, a fronte di passività per 45 milioni di euro». L’insolvenza, secondo il giudice, si baserebbe «su perdite scaturite da rettifiche di valore netto dei crediti di cui però non è stata data alcune giustificazione». Vuol dire che il tribunale ha messo in dubbio l’operato degli ultimi amministratori della banca tra cui i commissari, lamentando di non essere stato messo in grado di verificare se la valutazione dei crediti di difficile o impossibile esigibilità sia stata fatta correttamente o si sia invece rivelata troppo severa, con una svalutazione eccessiva che ha intaccato il patrimonio causando il dissesto.

RISERBO ASSOLUTO. L’ultima tappa di questa complessa vicenda si consuma in procura quando il pm Falasca, che conduce tutte le inchieste sulla ex Carichieti, una cinquantina di fascicoli, iscrive il nome di Immordino nel registro degli indagati. Ma su tutto cala il riserbo della magistratura.