Intascano i soldi delle bollette dell’acqua 

Indagati per peculato due ex dipendenti della Teateservizi, l’accusa: si sono impossessati di 37mila euro pagati dagli utenti

CHIETI. Intascavano i soldi versati dai contribuenti teatini per le bollette dell’acqua. Ben 37.420 euro che, secondo l’accusa, dovevano arrivare nelle casse pubbliche e che invece sono finiti nelle tasche di due dipendenti infedeli della Teateservizi, la società del Comune di Chieti che si occupa della riscossione dei tributi. Il pm Giancarlo Ciani ha chiesto il processo per Girolamo Nigro, 58 anni, originario di Taranto e residente a Ortona, e Mario Cerasa (35), nato a Pescara e residente a Cepagatti: sono accusati di peculato continuato in concorso. Sarà il giudice Luca De Ninis a decidere se rinviarli o meno a giudizio nel corso dell’udienza preliminare fissata per il 24 gennaio. Entrambi i dipendenti non lavorano più con la società: quando è stato scoperto il presunto imbroglio, il loro contratto a tempo determinato era già scaduto. La Teateservizi, difesa dall’avvocato Luca Paolucci, si costituirà parte civile.
Per l’accusa, gli imputati avevano costruito un meccanismo fatto di bollettini postali «falsi o duplicati» per mascherare le operazioni illecite andate avanti dall’agosto del 2016 al dicembre del 2017. L’inchiesta condotta dai carabinieri è partita dopo una denuncia presentata da Antonio Barbone, direttore generale di Teateservizi, che ha introdotto nell’azienda una serie di novità che hanno permesso di ottenere una gestione più puntuale delle entrate. Alcuni contribuenti, dopo aver ricevuto il sollecito di pagamento delle bollette dell’acqua, si sono presentati negli uffici per protestare e far presente di aver già saldato quelle fatture, rispettando i tempi e consegnando il denaro contante agli addetti della Teateservizi. Quelle somme, però, non risultavano accreditate né sui conti correnti della società né su quelli intestati al Comune. Barbone ha poi scoperto mancati introiti anche per le «richieste di voltura utenza» e «le richieste di allacciamento nuova utenza» del canone idrico: per la prima pratica ogni contribuente deve versare 50 euro, mentre per la seconda 100 euro. Dopo mesi di accertamenti, il pm Ciani ha chiesto il rinvio a giudizio dei due dipendenti «poiché in concorso tra loro, in qualità di incaricato di un pubblico servizio in quanto dipendenti della Teateservizi, concessionaria per conto del Comune della riscossione dei tributi, inerenti tra l’altro alla fornitura idrica, avendo la disponibilità delle somme di denaro versate dagli utenti, se ne appropriavano». Nel 2016, «duplicavano per 264 volte 136 bollettini postali di pagamenti già eseguiti, appropriandosi di 18.900 euro». Nel secondo semestre del 2017 «eseguivano 211 falsificazioni duplicando 90 bollettini di pagamento appropriandosi di 15.500 euro». Nel primo semestre del 2017 «falsificavano 35 bollettini, duplicandone 31 e appropriandosi di 2.100 euro. Infine si facevano consegnare in contanti da cinque utenti la somma complessiva di 920,07 euro».