L'Università D’Annunzio perde quasi 6 mila studenti

I numeri del Miur bocciano l’ateneo di Chieti-Pescara. De Carolis: «Una gestione che ha favorito la crescita di iscrizioni a Teramo e Foggia»

CHIETI. La più grande università abruzzese perde studenti. Secondo i dati del Ministero dell’istruzione università e ricerca (Miur) l’andamento della d’Annunzio è in calo costante ormai da diversi anni. Il rettore Carmine Di Ilio ha sempre commentato la diminuzione di iscritti, che di anno in anno vedeva progressivamente presentarsi, riportandolo alla questione più generale della crisi economica, che costringe sempre più famiglie, soprattutto nel caso dei fuori sede, a rinunciare all’iscrizione dei figli all’università. Ma non tutti pensano che sia colpa della crisi. C’è anche chi punta il dito contro la gestione universitaria del rettore e del suo direttore generale, Filippo Del Vecchio. A fine mandato, d’altronde, è tempo di bilanci.

Il rettorato scade nel 2017 e i numeri delle presenze, così come si trovano pubblicati sul sito ufficiale del Miur, segnano un bilancio negativo. «Dall’anno accademico 2012-2013, anno in cui s’è insediato il duo Di Ilio – Del Vecchio, all’anno accademico 2015–2016 la Gabriele d’Annunzio ha perso il 20,7% di immatricolati e il 17,9% di iscritti, una vera e propria catastrofe per l’ateneo».

A parlare è un senatore accademico, il sindacalista Goffredo De Carolis, storico oppositore dell’attuale vertice universitario. Per la precisione, secondo i dati dell’Anagrafe nazionale studenti, reperibili sul sito ufficiale del Miur, nell’anno accademico 2011-2012 l’università teatino-pescarese contava 31.896 iscritti, calati nell’anno accademico appena passato, il 2015-2016 a 26.194 (nel 2012-2013 erano 30.332, nel 2013-2014 erano 29.048 e nel 2014-2015 erano 28.023). Quasi uguale la situazione anche quando si vanno a vedere i numeri relativi alle immatricolazioni: nel 2011-2012 erano 4.665, nel 2015-2016 sono scese a 3.699 (nel 2012-2013 erano 4.507, nel 2013-2014 erano 4.217 e nel 2014-2015 erano 3.959). Secondo De Carolis, il calo «non si può giustificare neanche con un andamento nazionale di calo d’iscrizioni perché ad esempio l’università di Teramo ha avuto un incremento ma soprattutto perché il quotidiano la Gazzetta del Mezzogiorno ha riportato con un titolo a nove colonne la notizia del boom d’iscrizioni all’università di Foggia, ricordiamo che la Puglia era una dei nostri bacini d’utenza più importante». Secondo il quotidiano del Mezzogiorno quest’anno l’ateneo foggiano avrebbe un terzo di iscritti in più. «Se fossi il sindaco di Foggia offrirei la cittadinanza onoraria a Di Ilio – Del Vecchio», è il commento sarcastico del senatore accademico. «Bene hanno fatto, anche se tardivamente», continua De Carolis, «tutti i direttori di dipartimento a lanciare un grido d’allarme sul come è stata gestita l’università più grande d’Abruzzo in questi cinque anni. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: la d’Annunzio è in caduta libera e l’università di Foggia fa il pienone di immatricolati». Per il senatore accademico, dunque, non è questione di crisi economica.

«D’altra parte», attacca ancora De Carolis citando un altro caso che ha fatto molto discutere, «un rettore ed un dg, che dovrebbero per loro missione tutelare almeno l’immagine dell’università, non hanno perso occasione per denigrarla anche sui mezzi di comunicazione nazionali oltre che locali. Basta ricordare le interviste rilasciate al tg5 il 22 aprile di quest’anno, andate in onda in tutte le edizioni, specialmente quella delle 20 che è la più seguita, l’intervista rilasciata sul quotidiano Repubblica ed anche su Repubblica TV, le interviste rilasciate al Messaggero nazionale dove hanno avuto il coraggio di dire che l’università d’Annunzio, che, ripeto, dovrebbero tutelare, rilasciava lauree false». Il caso delle presunte “lauree false” fu molto nocivo per la d’Annunzio non solo perché ebbe risonanza nazionale ma anche perché poi si scoprì che le lauree non erano affatto false ma del tutto regolari. «Queste accuse poi si sono rivelate un boomerang, un clamoroso autogol», conclude De Carolis.