Case nel quartiere San Paolo: mano dura del giudice sui rappresentanti della Caravaggio

La coop risarcisce 40 soci

Appropriazione indebita, condanna a 160mila euro

VASTO. Un maxi risarcimento di quasi 160mila euro, all’incirca 4mila per ognuno dei soci della cooperativa edilizia Caravaggio, come provvisionale per l’appropriazione indebita della somma versata per costruire 41 alloggi nel quartiere San Paolo. Mette fine ad una annosa vicenda la sentenza di condanna emessa nei confronti dell’allora presidente della coop, Antonino De Santis, e dell’amministratore Giuseppe Soria, dal giudice del tribunale di Vasto, Laura D’Arcangelo.

Dopo quasi dieci anni possono guardare al futuro e voltare pagina una quarantina di giovani coppie che avevano investito nel mattone i risparmi di una vita credendo di non correre alcun rischio ma che invece si sono viste sottrarre il capitale di quasi 600mila euro. De Santis e Soria sono stati condannati alla pena (sospesa) di un anno di reclusione e al pagamento di mille euro di multa ciascuno, delle spese processuali oltre che al risarcimento danni immediato a titolo di provvisionale di 4mila euro per i soci costituitisi parte civile e rappresentati dagli avvocati Daniela Di Pietro, Marco Fanghella e Nicola Mastrovincenzo del foro di Vasto.

La vicenda della coop nella zona 167 inizia alla fine degli anni Novanta, quando sui lotti 51 e 53 (inizialmente c’era anche il 38) del Comune iniziano i lavori di costruzione di due palazzine da 18 e 23 alloggi. Secondo il capo di imputazione, «agendo in concorso tra loro, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso», De Santis, presidente del consiglio di amministrazione della Caravaggio fino all’ottobre 2003, e Soria, titolare della Società Ausiliara servizi e amministratore di fatto della società cooperativa, si sono appropriati per profitto personale e indebitamente, della somma versata dai componenti corrispondente complessivamente a 598.605 euro. Di questi, 479.945 sono finiti nelle tasche di De Santis, mentre 118.659 in quelle di Soria.

Il presidente e l’amministratore, secondo il dispositivo della sentenza, si sono impossessati delle somme iscrivendo fittiziamente il conto contabile “crediti diversi e fornitori conto anticipo” sul quale annotavano le entrate e le uscite di cassa per scopi extra-sociali, simulandone una destinazione compatibile con quella della coop.

«Per tante famiglie, il sogno di una casa nuova si è trasformato in un incubo», sottolinea l’avvocato Di Pietro. «Oltre ai 90mila euro sborsati per acquistare l’appartamento, ne hanno dovuti versare altri 30mila per non perderlo», ricorda il legale di parte civile. «Mutui e ipoteche per evitare il pignoramento degli immobili in costruzione e per coprire gli interessi passivi hanno costretto tanti a stringere la cinghia e fare economia su tutto. La lettura del dispositivo, tra lacrime e commozione, ha rappresentato una liberazione dopo anni vissuti nell’incertezza», conclude.