lo scippo

La sede dell’ex Arpa trasferita da Chieti a Pescara

La storica sede di via Asinio Herio, diventata della Tua, svuotata di uffici e personale senza che nessuno sollevasse il caso

CHIETI. L’ex Arpa ha abbandonato la città. E’ salita sul bus e si è spostata a Pescara. Non ci sarà da gridare allo scandalo se, uno di questi giorni, il sindaco, Umberto Di Primio, cambierà il cartello d’ingresso alla Pietragrossa con un più realistico: “Chieti, città pescaresizzata”. Sì, perché anche Tua, l’ex Arpa, la società che gestiste il trasporto pubblico su gomma in Abruzzo, ha trasferito la sua sede teatina storica in quella della Gtm, in via San Luigi Orione, 4 a Pescara. Tutto è avvenuto nel silenzio più assordante. E quei pochi che ne erano al corrente (leggi sindaco e qualche altro) non hanno fatto nulla per stoppare l’ennesimo “scippo”, seppure questi fosse imposto da logiche aziendali condivisibili.

Oggi lo storico quartier generale dell’Arpa, in via Asinio Herio, nel palazzo del Genio Civile, è solo una scatola vuota, come tante altre in città. Esercizio, direzione tecnica e parte amministrativa di Tua non sono più a Chieti, dove (forse) rimarrà una semplice segreteria a rappresentare una sede legale, più virtuale che reale. La conferma della “fuga” a valle anche di Tua arriva dal suo presidente, Luciano D’Amico, scelto dal governatore D’Alfonso per far quadrare i conti di una società, l’Arpa, che aveva tutte e quattro le ruote a terra. E D’Amico, esperto economista, ma anche rettore dell’Università di Teramo con una particolare predisposizione a far risalire la china ad enti ed istituzioni in crisi, ha tagliato le spese superflue, come l’affitto che Tua era costretta a pagare alla Regione per la sede teatina, pur essendo la società di trasporti un ente strumentale regionale.

D’Amico però rassicura Chieti sul fatto che il distretto, ovvero il deposito dei pullman, subito dopo la discesa del Tricalle, non si trasferirà. Rimane a Chieti con i suoi oltre cento mezzi e altrettanti autisti. Così come vorrebbe portare in città gli uffici in cui si progetta il trasporto regionale, una sorta di osservatorio abruzzese specializzato in programmazione e servizi. Ma per ora restiamo con un’altra scatola vuota. Come salvare Chieti da un impoverimento progressivo? Giriamo la domanda al manager ma anche rettore ed economista che risponde così: «Riporterei il polo umanistico della D’Annunzio nella città alta. A cosa serve il museo dell’Ateneo nell’ex Bucciante? Meglio tremila studenti di Psicologia. La città ripartirebbe. Sono inoltre affascinato dal progetto della cabinovia proposto da Di Primio. In tre minuti, solo tre minuti, vai dall’università al centro storico. Sarebbe la rinascita: Chieti può tornare ad essere città residenziale per gli studenti».