Lanciano: licenze fasulle dei taxi, in 15 a processo 

Tra gli imputati ex dipendente comunale di San Vito Chietino e un ex sindaco di Turrivalignani 

SAN VITO CHIETINO. In 15 a processo per le false licenze taxi. È rimbalzata tra i tribunali di Lanciano e Pescara l’inchiesta sulle false autorizzazioni per noleggio di autoveicoli con conducente rilasciate dai comuni di San Vito e di Turrivalignani e destinate al mercato romano. Ora, il giudice per le udienze preliminari di Lanciano, Marina Valente, ha messo un punto decretando il rinvio a giudizio per 15 imputati: l’ex responsabile del Suap del Comune di San Vito Chietino, Angelo Bianco; l’ex sindaco di Turrivalignani, Roberto Di Cecco; Fabio Falasca, 49 anni, di Schiavi d’Abruzzo; Sebastiano Di Maria, 47 anni, di Manoppello; Agostino Forte, 49 di Schiavi, Marco Rulli, 52 anni, Luigi Fazi, 44 anni, Daniele Donati, 37 anni, Antonio Clotilde, 56 anni, Fabio De Maglie, 52 anni, Tullio Fadda, 56 anni, Massimo e Maurizio Lucci, di 59 e 55 anni, Sandro Rossi, 69 anni e Carlo Salvati, 54 anni, tutti romani. Posizione stralciata, per difetto di notifica, quella di Giancarlo Di Girolamo, 47 anni, di Roma. Le accuse vanno dall’associazione per delinquere alla corruzione fino alla concussione.

La conferenza stampa della Procura nel febbraio 2013

L’accusa più pesante è quella di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione propria e impropria contestata a Di Cecco, Bianco, Falasca, Di Maria, Rulli, Fazi, Forte e Di Girolamo. Agli altri imputati sono contestati singoli episodi di corruzione e alcuni sono stati prescritti. «In realtà», spiega il legale di Bianco, l’avvocato Alessandro Troilo, «dei 50 capi di imputazione legati a presunta corruzione di Bianco, 49 sono stati prescritti, solo uno resta ancora in piedi perché legato a una licenza del 4 gennaio 2011. Lo spiegheremo in udienza». L’inchiesta partì sei anni fa dalle denunce di alcuni tassisti romani che segnalarono la presenza di troppe auto con licenze di Ncc rilasciate in Abruzzo, in particolare a San Vito Chietino, che facevano concorrenza sleale. (t.d.r.)
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