Lanciano: padre assolto due anni dopo l’arresto 

Finisce un incubo per un 50enne  accusato di violenza sessuale contro la moglie e maltrattamenti alle figlie

LANCIANO. Assolto con formula piena a 21 mesi dall’arresto. V.D.N., 50 anni, di Lanciano, per i giudici non ha violentato la moglie né maltrattato la donna e le figlie. È il collegio presieduto da Andrea Belli (a latere i giudici Giovanni Nappi e Cristina Di Stefano) a porre fine, in primo grado, all’incubo di un padre lancianese durato un anno e nove mesi, tra carcere, domiciliari e poi obbligo di dimora. L’uomo era accusato di violenza sessuale nei confronti della moglie e di maltrattamenti alla coniuge - ormai ex - e alle due figlie minori. Fin dall’arresto, avvenuto a gennaio 2016 mentre era a lavoro in fabbrica, V.D.N. ha sempre ribadito la sua innocenza. Anche ieri a processo, dopo la richiesta di condanna della Procura a 7 anni di carcere, ha chiesto ai giudici di poter spiegare le sue ragioni. Ha reso dichiarazioni spontanee senza negare i litigi con la ex moglie, risalenti soprattutto agli ultimi venti giorni prima del suo arresto. «Discutevamo, la rimproveravo ogni tanto», ammette l’uomo, «perché una volta ha allagato casa, un’altra ha lasciato il gas aperto e se accendevo la luce saltavamo in aria. Lasciava la porta di casa aperta. Litigi come avvengono in altre coppie, che sono aumentati negli ultimi giorni prima del mio arresto. Ma non l’ho mai maltrattata. Né lei né le mie figlie». All’imputato era contestata anche la violenza sessuale ma, come fatto notare dai legali Mario Di Iullo e Mauro Vastano, non è stato presentato un solo referto medico e non c’è stata una sola chiamata ai carabinieri in 16 anni di matrimonio, che potessero confermare le violenze. Anche i testi ascoltati nel corso del processo hanno descritto l’uomo come aperto, disponibile, gran lavoratore, magari dal carattere a volte burbero. Non era così per la moglie che lo ha denunciato a inizio 2016, raccontando vessazioni, botte, violenze. Anche la Procura aveva raccolto, seppur in pochissimi giorni, testimonianze che parlavano di liti furibonde tra i due che coinvolgevano anche le figlie, le quali difendevano la madre da quello che era un padre-padrone in casa e un uomo affabile fuori. L’allora sostituto procuratore Rosaria Vecchi, per evitare che la situazione degenerasse visto che l’uomo, secondo l’accusa, aveva iniziato a minacciare di morte la moglie, aveva chiesto e ottenuto l’arresto dal giudice. Un calvario per il 50enne che non riusciva a capire il perché del carcere e poi dei domiciliari. «Non solo, fino a pochi giorni fa aveva anche l’obbligo di dimora», dicono i suoi legali, «ha vissuto due anni infernali che lo hanno distrutto dal punto di vista umano e morale. Già un solo giorno di carcere può sfinire e deprimere un uomo, farlo da innocente poi è stato un calvario. Finalmente è caduto il castello di carte costruito dalla moglie». Il collegio renderà note le motivazioni tra 90 giorni, poi la difesa della donna potrà scegliere se presentare appello o meno.
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