Lei scopre il tradimento e lui la picchia 

Marito violento finisce a processo e ora, dopo anni di soprusi, la moglie chiede 50mila euro di danni

CHIETI. Non solo ha tradito la moglie, ma l’ha pestata più volte con calci, pugni e schiaffi fino a mandarla in ospedale con le costole rotte. È arrivato davanti al giudice Andrea Di Berardino il caso che vede come vittima una donna di 55 anni, madre di due figlie, di cui una minorenne. Ieri è iniziato il processo in cui è imputato il marito, 56 anni, con le accuse di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate.
Tutto comincia nel 2014, a Francavilla, quando la donna scopre che l’uomo, con cui è sposata da tanti anni, ha una relazione extraconiugale. Da quel momento per lei inizia un incubo perché, come ricostruisce nel capo d’imputazione il pm Giuseppe Falasca, il 56enne si rende protagonista di «reiterati atti lesivi dell’integrità, della libertà e dell’onore della moglie». Quell’uomo diventato violento mostra disinteresse per la famiglia e torna a casa abitualmente a tarda ora. E se la moglie prova a ribellarsi, prima partono le offese e poi le botte. Come accade l’11 ottobre del 2014. «Non servi a niente, sei proprio stupida, non vali niente», le grida con disprezzo. A quel punto la colpisce con calci e pugni così violenti da costringerla a farsi curare in pronto soccorso. Dopo quell’episodio, la donna vive «in costante tensione e paura». Fino a quando, dopo due mesi di allontanamento da casa, il marito torna a picchiarla. È il 26 febbraio del 2016: lui la manda di nuovo in ospedale dopo averla presa a schiaffi e pugni. Il resto è storia recente: la denuncia, le indagini dei carabinieri della stazione di Francavilla, il rinvio a giudizio.
Ora la moglie, difesa dall’avvocato Goffredo Tatozzi, si è costituita parte civile e chiede un risarcimento di 50 mila euro. «I continui maltrattamenti e le costanti umiliazioni subiti come moglie, donna e madre», scrive il legale, «non le consentono più di condurre una vita normale: i soprusi perpetrati nei suoi confronti dal marito hanno avuto ripercussione sulla sua serenità facendole perdere amore e stima per se stessa. Lo stato di prostrazione, che si manifesta attraverso una perdurante fragilità e insicurezza, si riflette negativamente sui rapporti interpersonali. A tutto ciò si aggiunge il timore che possano ripetersi gli episodi di violenza psichica e fisica di cui è già stata vittima». Nella prossima udienza, fissata al 18 febbraio, verranno ascoltati i testimoni. (g.let.)