Licenziamenti Honeywell Altri 7 giorni per sperare 

Sit-in dei lavoratori ieri al Ministero: convocati per il 4 giugno azienda e sindacati Nuovo incontro sulla riconversione del sito e sulla cassa integrazione fino al 2019

ATESSA. Il destino della Honeywell è, ancora una volta, appeso a un incontro definito «decisivo». Dopo la manifestazione davanti al ministero dello Sviluppo economico di una settantina di dipendenti, che hanno protestato contro la mancata erogazione della cassa integrazione straordinaria, le speranze residue di salvare il lavoro di 420 dipendenti sono rimandate al 4 giugno, quando organizzazioni sindacali, azienda e Mise si incontreranno ancora per evitare i licenziamenti dall’8 giugno, accelerare il più possibile il processo di reindustrializzazione e tornare a chiedere la Cigs fino a febbraio 2019.
LA PROTESTA. Non è bastato aver firmato il 16 febbraio scorso, assieme a Regione Abruzzo e Mise, un contratto con l’azienda per la fase della post-chiusura della Honeywell dopo la cessazione delle attività. Uno dei punti più importanti di quel documento, ovvero l’erogazione dell’ammortizzatore sociale che allungherebbe di fatto la chiusura definitiva dell’azienda dei turbo fino ai primi due mesi del prossimo anno, non è stato ratificato dal ministero del Lavoro a causa delle stringenti norme governative in materia di ammortizzatori sociali. Una beffa in considerazione del fatto che lo stesso Governo, tramite il Mise, aveva previsto questa alternativa. Di qui la protesta di ieri mattina con una settantina di dipendenti che hanno manifestato la loro rabbia sotto la sede del Mise.
IL VERBALE. I lavoratori sono stati ricevuti dai funzionari del Ministero in un incontro durato circa due ore. Al termine è stato stilato un verbale che conferma gli impegni sottoscritti e in cui il Mise dichiara di sostenere la richiesta già inoltrata all’azienda di prorogare di un ulteriore mese il termine ultimo per la procedura di licenziamento. Le organizzazioni sindacali hanno chiesto di effettuare ulteriori verifiche al ministero del Lavoro per il riconoscimento della Cigs.
L’INCONTRO. Quello del 4 giugno sarà un tavolo decisivo per il futuro di ciò che resta della multinazionale che ha deciso di delocalizzare in Slovacchia. All’incontro parteciperà anche una rappresentanza di Invitalia, l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, dal momento che si chiederà di accelerare al massimo il processo di reindustralizzazione del sito.
I COMMENTI. «La vertenza Honeywell è tristemente esemplificativa dell’impotenza e della contraddittorietà delle istituzioni italiane», commenta Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm, «che prima non sono riuscite in nessun modo a scalfire la decisione della multinazionale di chiudere il sito abruzzese e ora stanno perfino negando la cassa integrazione». «Il processo di reindustrializzazione e ricollocazione dei lavoratori deve essere confermato e accelerato», dichiara Ferdinando Uliano (Fim nazionale), «le responsabilità dei diversi ministeri e dell’azienda non devono ricadere sui lavoratori». «Questo è l’effetto di leggi sbagliate come il Jobs act, che ha scardinato il sistema di ammortizzatori sociali», rimarca Michele De Palma (Fiom nazionale), «e di leggi mai fatte che potrebbero impedire le facili delocalizzazioni».
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