Mattatoio, gli ex gestori a processo per peculato 

La Procura: si sono appropriati delle attrezzature di proprietà del Comune La difesa dei D’Alessio contrattacca: accuse impossibili e 25 posti di lavoro persi

CHIETI. Arriva a processo l’inchiesta sul mattatoio comunale. Il giudice Isabella Maria Allieri ha rinviato a giudizio Giuliano D’Alessio, 72 anni, legale rappresentante della cooperativa Macellatori Teatini, e il figlio Mario D’Alessio (43), rappresentante di fatto della società che negli anni scorsi è stata concessionaria della manutenzione, gestione e custodia dell’impianto e del servizio di macellazione. I due sono accusati di peculato. La prima udienza, davanti al tribunale di Chieti in composizione collegiale, è stata fissata al 15 gennaio del 2019.
Era stata una segnalazione partita dagli uffici del Comune a far scattare l’indagine della procura. Secondo l’accusa formulata dal pm Marika Ponziani, i D’Alessio si sarebbero appropriati di alcune attrezzature utilizzate all’interno del mattatoio: in particolare «cinque motori frigorifero, tre evaporatori, un sollevatore, una sega grossa per il sezionamento delle carcasse, una scuoiatrice, una sega per aprire il petto dei bovini, le telecamere che erano state installate per il controllo dell'area esterna». Si tratta di beni che, si legge sul capo d’imputazione, erano «oggetto dell’affidamento in gestione» e che sarebbero stati portati via intorno al primo febbraio del 2016. Ieri in aula l’accusa è stata rappresentata dal pm Giancarlo Ciani, che ha chiesto e ottenuto il processo per i due imputati, mentre l’avvocato Marco Femminella, difensore di entrambi, ha sottolineato «che manca qualsiasi elemento di prova per sostenere l’accusa in giudizio. È impensabile che, nel corso della gestione, si sia verificata un’appropriazione di beni strumentali». Femminella ha chiuso con una considerazione: «Ciò che è accaduto è ignobile: la città non ha più il mattatoio da ormai due anni e mezzo, il Comune non è stato capace di rifare l’appalto e la struttura affonda nel degrado. Grazie a questa amministrazione comunale, sono andati in fumo anche 25 posti di lavoro».
Il mattatoio ha sede nell’ex Foro Boario, accanto alla Camera di Commercio. La cooperativa Macellatori Teatini nel 1996 ha vinto la gara d’appalto per la gestione. Alla scadenza della concessione, nel 2015, la società aveva chiesto una proroga al Comune. Ma, in un braccio di ferro, l’ente non l’ha concessa e non è stato pubblicato neanche un bando di gara per riaffidare la gestione: così le porte dell’impianto sono rimaste sbarrate. Lo scorso anno gli ex gestori avevano invitato la procura a indagare su una trattativa (poi fallita) per l’impianto: una cooperativa, chiamata Biancospino, era interessata a rilevare la struttura alla scadenza dell’affidamento alla Macellatori Teatini e aveva presentato anche un progetto al Comune. Il comportamento dell’ente – secondo quanto sostenuto nell’esposto – non sarebbe stato altro che il modo di sbarazzarsi di un ostacolo a beneficio di una trattativa privata per il mattatoio.