«Molestato con atti intimidatori» 

L’accusa: auto danneggiata e tende bruciate. E la difesa risponde con i selfie

CHIETI. È destinato a diventare una partita a scacchi tra accusa e difesa il caso giudiziario che coinvolge l’imprenditore della movida Ivan Vaccaro e altri due indagati. Secondo la pm di Pescara Barbara Del Bono, Vaccaro avrebbe molestato «in più occasioni» la parte offesa «cui era stato fino a un recente passato legato da rapporti lavorativi e di amicizia, poi rivelatasi morbosa, in vario modo, scrivendogli messaggi minacciosi e rivolgendosi a lui con toni intimidatori per costringerlo a una frequentazione sempre più assidua e sempre meno suffragata da motivi professionali». Per l’accusa, Vaccaro avrebbe organizzato atti intimidatori anche verso i familiari del suo ex amico «quali ad esempio il danneggiamento dell’autovettura in uso alla compagna, nonché il furto dello specchietto di tale autovettura, cui è seguito il taglio delle ruote così come altri atti intimidatori quali il lancio di sassi all’interno del balcone». L’accusa sostiene che il 17 agosto 2017 Vaccaro «in qualità di mandante, «in concorso con gli autori materiali» avrebbe messo fuoco alle tende dell’abitazione.
È una ricostruzione che la difesa di Vaccaro contesta ribadendo l’incompatibilità degli episodi «con la frequentazione amicale e diretta tra il denunciante e l’indagato nello stesso periodo e per tutta la durata del presunto delitto». Un rapporto sereno, dice la difesa, «che esclude un qualsivoglia intento e/o animosità che possano anche solo far pensare alla realizzazione degli atti persecutori contestati nei confronti dell’amico». A suffragarlo, dice la difesa, ci sono le foto che, «in concomitanza con le date dei fatti contestati» ritraggono Vaccaro e la parte offesa «sorridenti in qualche ristorante, sulla riva del mare a prendere il sole oppure in macchina». Le foto sono dell’1, del 2, del 20 e del 23 marzo, pochi giorni prima del furto dello specchietto; del 27 aprile, cioè 10 giorni dopo il danneggiamento dell’auto; e poi del 10 e 13 maggio, 4 giorni prima il referto del Pronto soccorso in cui alla presunta vittima viene diagnosticato «un disturbo da stress post traumatico cronico» causato, per l’accusa, dalla persecuzione di Vaccaro. Con il quale la stessa vittima, dice la difesa, scatta selfie il 14 e il 21 luglio.