Morte sospetta, chiedono giustizia da un anno
Vasto. I familiari di un ex consigliere comunale di Furci sollecitano la conclusione delle perizie
VASTO. È trascorso un anno dalla morte di Giustino Argentieri, 69 anni, di Furci, ex consigliere comunale, ricoverato al San Pio e morto dopo 40 giorni di agonia. Subito dopo le festività pasquali il pool di periti che sta lavorando al caso depositerà i risultati delle analisi che dovranno essere assemblate e consegnate alla procura .
«La famiglia Argentieri», ha rimarcato ieri l’avvocato Enrico Valentini, il legale della famiglia, «chiede di accelerare le operazioni. Vogliono sapere se il loro caro poteva essere salvato a meno. Il loro strazio dura da un anno», rimarca l’avvocato della parte civile. In realtà la morte di Giustino Argentieri è una vicenda complessa e delicata.
Il fascicolo sulla morte del pensionato aperto dal sostituto procuratore di Vasto, Gabriella De Lucia, conta ben 18 indagati fra medici, anestesisti e operatori vari. Argentieri morì dopo tre interventi chirurgici e un ricovero in Rianimazione. La moglie di Argentieri, Lina, le figlie Marianna, Angela e Silvia, non si rassegnano e tramite il loro legale, l’avvocato Valentini, invocano giustizia. «Giustino Argentieri è entrato in ospedale con le proprie gambe e purtroppo non ne è uscito vivo», afferma il penalista.
Tutto ha avuto inizio quando dopo una biopsia alla prostata a novembre 2017, ad Argentieri venne consigliata una prostectomia. Avrebbe dovuto essere un intervento di routine. Il 5 marzo 2018 il pensionato venne ricoverato per essere sottoposto a un intervento chirurgico a lungo programmato. «Stava bene, era attivo ma voleva liberarsi del fastidio alla prostata», ricorda l'avvocato Valentini. Il giorno successivo venne operato. Dopo l’intervento anziché stare meglio, Argentieri iniziò a stare peggio al punto che l’8 marzo ci fu stato un secondo intervento per la necrotizzazione di una parte di intestino. Neanche questo bastò. Il 30 marzo Argentieri tornò sotto i ferri per la terza volta. Subito dopo finì in Rianimazione. Il 19 aprile morì. «Perché?», chiede la famiglia. La Procura ha indagato tutto il personale ospedaliero che ha avuto a che fare con il paziente deceduto. Per ogni indagato è stato realizzato uno studio.
Oltre 20 periti hanno lavorato al caso elaborando perizie istologiciche, urologiche e chirurgiche. Ora le relazioni saranno assemblate e consegnate al magistrato al quale spetterà prendere le decisioni del caso. (p.c.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA .
«La famiglia Argentieri», ha rimarcato ieri l’avvocato Enrico Valentini, il legale della famiglia, «chiede di accelerare le operazioni. Vogliono sapere se il loro caro poteva essere salvato a meno. Il loro strazio dura da un anno», rimarca l’avvocato della parte civile. In realtà la morte di Giustino Argentieri è una vicenda complessa e delicata.
Il fascicolo sulla morte del pensionato aperto dal sostituto procuratore di Vasto, Gabriella De Lucia, conta ben 18 indagati fra medici, anestesisti e operatori vari. Argentieri morì dopo tre interventi chirurgici e un ricovero in Rianimazione. La moglie di Argentieri, Lina, le figlie Marianna, Angela e Silvia, non si rassegnano e tramite il loro legale, l’avvocato Valentini, invocano giustizia. «Giustino Argentieri è entrato in ospedale con le proprie gambe e purtroppo non ne è uscito vivo», afferma il penalista.
Tutto ha avuto inizio quando dopo una biopsia alla prostata a novembre 2017, ad Argentieri venne consigliata una prostectomia. Avrebbe dovuto essere un intervento di routine. Il 5 marzo 2018 il pensionato venne ricoverato per essere sottoposto a un intervento chirurgico a lungo programmato. «Stava bene, era attivo ma voleva liberarsi del fastidio alla prostata», ricorda l'avvocato Valentini. Il giorno successivo venne operato. Dopo l’intervento anziché stare meglio, Argentieri iniziò a stare peggio al punto che l’8 marzo ci fu stato un secondo intervento per la necrotizzazione di una parte di intestino. Neanche questo bastò. Il 30 marzo Argentieri tornò sotto i ferri per la terza volta. Subito dopo finì in Rianimazione. Il 19 aprile morì. «Perché?», chiede la famiglia. La Procura ha indagato tutto il personale ospedaliero che ha avuto a che fare con il paziente deceduto. Per ogni indagato è stato realizzato uno studio.
Oltre 20 periti hanno lavorato al caso elaborando perizie istologiciche, urologiche e chirurgiche. Ora le relazioni saranno assemblate e consegnate al magistrato al quale spetterà prendere le decisioni del caso. (p.c.)
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