«Nessuna bomba ambientale nella cava» 

Parla il tecnico della ditta proprietaria dell’area: non ci sono materiali inquinanti ma solo inerti

LANCIANO . È tutto in regola nell’area appartenente alla società Giancristofaro Saverio srl che è stata autorizzata dalla Regione, 19 anni fa, ad attività di coltivazione di cava in località Villa Carminello. Lo sostiene il tecnico incaricato dalla ditta, Luciano Fratangelo, per voce degli avvocati Superia Silvana Butera e Angela Giancristofaro dello studio legale La Morgia. «Il ripristino ambientale è avvenuto a regola d’arte», si legge in una nota del geometra Fratangelo, «così come da progetto depositato all’atto dell’istanza di autorizzazione e così come attestato dal competente ufficio cave della Regione Abruzzo con un provvedimento del 28 maggio 2009 a seguito di verifica e sopralluogo». «Ciononostante», prosegue il tecnico, «la signora Rosa Carmelita (residente nella zona immediatamente prospiciente la cava ndc) ha depositato due distinti esposti alla Procura di Lanciano il 4 aprile 2011 e al Comune di Lanciano il 23 novembre dello stesso anno con i quali denunciava l’esistenza di una fallace «bomba ambientale» dovuta al ritombamento della cava con materiali inquinanti e pericolosi. Gli esposti hanno dato luogo a un procedimento penale che, dopo aver preso atto dell’avvenuto ripristino ambientale della cava ha dichiarato l’assoluzione dell’imputato perché il fatto non sussiste. Dunque non esiste nessuna bomba ambientale e nessun ordine di risanamento è stato mai prescritto per presunto inquinamento». Anche riguardo al “cartello beffa” di inizio lavori a cui si riferisce la signora, secondo la controparte non c’entra nulla con il ripristino ambientale della cava, ma riguarderebbe invece «la rimozione di una massicciata stradale che la ditta aveva realizzato per il transito dei propri mezzi». Gli interventi si sono conclusi con invio al Suap della comunicazione finale dei lavori l’11 gennaio 2018». La signora ha tuttavia presentato un altro esposto in Procura nel 2014 dando origine a nuove indagini sfociate in una richiesta di sequestro dell’area da parte del pm che tuttavia è stata respinta dal Gip perché, secondo i legali di Fratangelo, «il legale rappresentante della società era stato ampiamente indagato, processato e assolto». «La società infine», conclude la nota, «ha ottenuto l’autorizzazione al deposito di materiali inerti sull’area dell’ex cava, di proprietà della società stessa». (d.d.l.)