«Non voleva saldare altri debiti e pugnalò l’amica vicina di casa»

San Salvo, Pagano andò da lei per restituirle 60 euro ma ci fu una lite per ulteriori somme non pagate Intanto tutti preparano i ricorsi: la Procura, i difensori e i legali dei due giovani accusati all’inizio

VASTO. Sono spiegate in un fascicolo di 50 pagine le motivazioni della sentenza dell’omicidio di Albina Paganelli, 68 anni di San Salvo. Contro la sentenza, depositata ieri mattina, ha già annunciato appello la pubblica accusa. Lo faranno anche i difensori dei giovani accusati in un primo momento, ingiustamente, dell’omicidio. E pare che abbiano intenzione di farlo anche i difensori dell’imputato, condannato in primo grado a 15 anni e 4 mesi di reclusione.

La sentenza. Il 15 ottobre 2013 Vito Pagano, 28 anni, fu condannato per omicidio semplice. Il giudice Anna Rosa Capuozzo ha escluso la premeditazione e l’impossibilità di difendersi della vittima. Grazie al rito abbreviato, la pena di 21 anni è scesa a 15 anni e 4 mesi. Pagano non ha ottenuto, tuttavia, le attenuanti generiche nè pare abbia avuto sconti per la non imputabilità. Il giovane, inoltre, è stato assolto dal reato di calunnia. Tutti i legali che hanno seguito la drammatica vicenda hanno acquisito la sentenza.

L’appello. I pm Enrica Medori e Giancarlo Ciani che avevano chiesto la condanna a 30 anni, subito dopo la sentenza annunciarono l’intenzione di presentare appello. Non solo loro. «È evidente che per noi la vicenda non è conclusa», afferma l’avvocato Marisa Berarducci, legale di G.G., uno dei giovani accusati da Pagano dell’omicidio. Sulla stessa linea sono gli avvocati Andrea Chierchia e Giuseppe Piserchia, legali del romeno di 28 anni contro il quale Pagano puntò il dito dopo l’arresto salvo poi ritrattare. Le accuse di Pagano costarono al giovane l’arresto. Restano in silenzio, per il momento, Giovanni e Antonello Cerella, gli avvocati che rappresentano la parte civile e preferiscono non commentare Fiorenzo Cieri e Clementina De Virgilis, gli avvocati di Pagano. Non è escluso che a loro volta i due avvocati si appellino alla Corte aquilana per ottenere la concessione delle attenuanti generiche.

Il fatto. L’omicidio di Albina Paganelli, 68 anni, avvenne la notte del 14 agosto 2012. Vito Pagano andò dalla donna per restituire 60 euro. La vittima, però, chiese la restituzione anche di altri soldi. Nacque una discussione. I vicini di casa sentirono il tono alterato delle voci. Qualcuno di loro poco dopo vide Pagano che si allontanava. Il giovane finì subito nel mirino degli investigatori. Il ritrovamento sul tetto di un immobile vicino alla casa del giovane di un borsone con i 60 euro e un paio di scarpe sporche di sangue mise nei guai Pagano. Il giovane fu arrestato. Nel corso dell’interrogatorio accusò prima un rumeno di 28 anni facendolo arrestare, poi ritrattò e accusò G.G. di San Salvo. Anche questa accusa cadde. Per l’avvocato Cieri e la collega De Virgilis, Pagano era in stato confusionale.

Le perizie. Vito Pagano venne sottoposto a una prima perizia che, tuttavia, non analizzò completamente le condizioni dell’accusato. I difensori chiesero e ottennero un supplemento di perizia. I docenti universitari incaricati di eseguire l’esame peritale risposero in modo affermativo. Lo studio della personalità del ragazzo depositata a fine settembre avrebbe evidenziato tratti di narcisismo ma nessun disturbo permanente della personalità.

La parte civile. L’opinione degli esperti ha confermato quanto più volte sostenuto dagli avvocati della parte civile,Antonello e Giovanni Cerella e dai legali dei due giovani accusati ingiustamente di correità. La vicenda è controversa e delicatissima. La figlia della Paganelli, Concettina Cupaiolo, e lo zio Valentino Paganelli, sperano che grazie all’appello presentato dei pm Enrica Medori e Giancarlo Ciani la pena sia rivista. La lunga e tormentata vicenda è destinata ad essere rivissuta all'Aquila.

Paola Calvano

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